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Focus

Noli marittimi e trend di mercato

Armatori in cerca di un appiglio

di Redazione Port News

Sullo shipping le incognite del presente continuano a pesare come un macigno. La guerra in Ucraina, la crisi energetica in Europa, l’inflazione elevata e un’incombente recessione globale funestano i sonni delle grandi compagnie di navigazione.

Che il futuro non sia radioso, o che sia meno luminoso del passato, è ormai un fatto certo. Maersk, ad esempio, il secondo vettore più grande al mondo dopo MSC, ha da poco annunciato di aver rivisto al ribasso le prospettive di crescita della domanda globale di container per il 2022, vedendola in calo tra il 2% e il 4% rispetto alla precedente previsione, che si era attestata attorno a un calo massimo dell’1%.

«Ci sono nuvole scure all’orizzonte» ha dichiarato – durante la presentazione dei dati del terzo trimestre – l’amministratore delegato della società armatoriale danese, Soren Skou, per il il quale la situazione di crisi contingente andrà ad impattare in modo significativo sul potere di acquisto dei consumatori, incidendo anche sulla domanda globale di trasporto.

«Il rallentamento dell’economia globale porterà a un mercato più debole nel trasporto marittimo – ha aggiunto -, per questo motivo continueremo a perseguire le opportunità di crescita all’interno della nostra attività di Logistica».

Dopo aver finalizzato l’acquisizione di Lf Logistics, operatore di Hong Kong attivo nella logistica conto terzi nella regione Asia Pacifico, il vettore danese ha infatti continuato a portare avanti la propria strategia di integrazione verticale, rilevando, ad Agosto di quest’anno, Martin Bencher Group, società con sede in Danimarca operante nell’ambito della logistica di project cargo, e lanciando Maersk Project Logistics, un’offerta di servizi specializzati che va dalla progettazione di soluzioni al trasporto di merci speciali, dalla pianificazione dettagliata al sequenziamento delle spedizioni end-to-end dai fornitori ai siti di destinazione.

Puntare sulla logistica integrata e sulla diversificazione delle attività. E’ questa la strada che il big carrier sta perseguendo per cercare di superare un periodo che lo stesso Skou ha definito essere altamente instabile.

Non è un caso che i volumi movimentati via mare dalla compagnia di navigazione siano diminuiti del 7,6% nel terzo trimestre, risultando in calo del 7,2% su base annuale. Ciò non ostante, i ricavi totalizzati nel settore Ocean tra Luglio e Settembre sono aumentati rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, a 18 miliardi di dollari.

Un buon rendimento, sostenuto chiaramente dalle tariffe di trasporto applicate dal vettore. Nonostante i continui cali registrati nel mercato spot, queste sono aumentate del 67% su base annua. «E’ una chiara indicazione del peso che gli accordi contrattuali siglati dalla società armatoriale hanno avuto sui rendimenti del terzo trimestre» ha fatto osservare il ceo di Vespucci Maritime, Lars Jensen, alludendo al fatto che per molti ocean carrier i contratti a lungo termine rappresentano in questo momento un salvagente cui aggrapparsi per garantirsi una maggiore sicurezza economica.

Xeneta segnala però come i noli marittimi dei long term contract stiano inesorabilmente proseguendo la loro discesa, sulla scia ribassista già osservata per il mercato spot. A Ottobre, l’indice globale XSI ha fatto registrare una ulteriore decrescita dello 0,6% rispetto a Settembre, attestandosi a 445,7 punti.

«E’ da questa Estate che i tassi spot risultano essere in calo costante, specie lungo trade chiave come quello tra l’Estremo Oriente e la Costa Occidentale degli USA» ha affermato il ceo della consultancy firm norvegese, Patrick Berglud. Ad oggi non si intravede alcuna schiarita all’orizzonte: «Non si registreranno picchi nella movimentazione dei volumi» ha aggiunto l’esperto.

«I caricatori hanno già scorte elevate e difficilmente faranno nuovi ordini, in previsione di una domanda stagionale inferiore alle attese, a causa del difficile quadro economico». Non solo: «Al peggioramento del livello di fiducia dei consumatori fa da contraltare un aumento della capacità operativa offerta nei trade». Tradotto: la domanda si contrae mentre l’offerta aumenta anche per effetto dell’alleviamento dei problemi di congestione. Se questo è il contesto, «il calo dello 0,6% appare quasi irrisorio. Poteva andare molto peggio» è la chiosa finale di Berglund.

Andando a dare un’occhiata a quanto sta accadendo sui singoli trade, Xeneta segnala come ad Ottobre si sia osservato in Europa un decremento mese su mese dell’8,3% dei valori dei contratti di lungo periodo per l’import, un calo evidente anche se non talmente impattante da incidere in modo significativo sui valori annuali, ad oggi superiori del 63% a quelli di gennaio 2022.

Lungo i trade tra l’Estremo Oriente e il Mediterraneo, il valore medio dei long term contract è sceso del 30% da fine Settembre. Mentre tra il Far East e il Nord Europa il calo è stato del 12,4%. Sul lato delle esportazioni, i costi sono sostanzialmente rimasti stabili rispetto al mese precedente.

Guardando a Oriente, si nota come il valore dei contratti di lungo periodo per l’export sia calato del 2,2% a Ottobre, un calo che Xeneta attribuisce principalmente ai rendimenti delle esportazioni verso l’Europa.  In import, i costi sono rimasti pressoché identici rispetto a Settembre, crescendo di appena lo 0,2%.

I contratti per l’importazione di Container negli USA hanno invece fatto registrare un aumento del 5,2% su Settembre. Un dato, quest’ultimo, che appare in controtendenza rispetto ai trend negativi osservati nel mercato spot, i cui tassi hanno valori che si stanno gradualmente avvicinando a quelli pre-pandemici, in particolare nel trade transpacifico.

I dati riferiti al mercato americano registrano la ferrea volontà dei big carrier di mantenere alti i noli marittimi dei contratti a lungo termine. «Ma i caricatori non staranno certo a guardare e potrebbero essere tentati dall’idea di non rinnovare gli accordi contrattuali in scadenza, accontentandosi di ricorrere al più economicamente vantaggioso mercato spot» affermano da Xeneta.

Anche sul fronte delle esportazioni statunitensi, l’indice è cresciuto di mese in mese, raggiungendo 163,8 punti, con un aumento dell’8,3% da settembre.

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