Interventi

Crociere sostenibili

Cambio di rotta

di Francesco Di Cesare

Presidente di Risposte Turismo

Secondo gli ultimi dati forniti da CLIA, il 2020 potrebbe chiudersi con una movimentazione mondiale complessiva di 32 milioni di passeggeri, 2 milioni in più rispetto a quelli del 2019.

Sono numeri che evidenziano una crescita inarrestabile del trend crocieristico, con volumi di traffico che soltanto nel nostro Paese hanno toccato nel 2019 i 12 milioni di passeggeri (dato ottenuto dalla sommatoria tra imbarchi/sbarchi e transiti registrati nei vari scali). Si tratta della seconda consecutiva variazione percentuale positiva sull’anno precedente, con le nostre previsioni che per il 2020 indicano come alla portata il superamento dei 13 milioni.

Le ragioni di questo successo sono molteplici, a partire dalla crescente differenziazione del prodotto che ha senz’altro trasformato la crociera in una vacanza alla portata di molti. I continui investimenti da parte delle compagnie di crociera, funzionali non solo all’ampliamento della flotta ma anche al miglioramento degli standard qualitativi, hanno poi favorito la fruibilità dei servizi, rendendoli ancora più appetibili.

Sullo sviluppo del settore hanno inciso anche le politiche degli scali portuali (che gli hanno dedicato strutture e servizi adeguati), le soluzioni ingegneristiche adottate dai cantieri, la costante pressione in termini di advertising e l’interesse crescente che aziende e pubbliche amministrazioni hanno rivolto alle sue ricadute occupazionali.

L’Italia, al centro del Mediterraneo e terzo Paese europeo per chilometri di costa, occupa una posizione di vertice nella geografia crocieristica mondiale. Nel corso degli anni, con una accelerazione soprattutto negli ultimi dieci, la nostra penisola si è presentata alla cruise industry come una rete di porti organizzati, in grado di ospitare e servire navi da crociera.

Se ne arrivano a contare oltre 50, ognuno con le proprie peculiarità. Civitavecchia, Venezia e Napoli sono i primi tre porti di riferimento in questo settore: nel 2019 hanno movimentato il 44% degli oltre 12 milioni di passeggeri arrivati e partiti dalle nostre coste (Fonte: Risposte Turismo, Italian Cruise Watch 2019).

Assieme a Genova e Livorno, i primi cinque scali italiani movimentano da soli il 62% del totale. Una percentuale che sale all’87% se nella lista includiamo Savona, La Spezia, Bari, Palermo e Messina.

Alcuni di questi scali portuali sono già in grado di far approdare contemporaneamente più di 5 navi e possono gestire anche le unità più grandi, quelle da oltre 5.500 posti letto. Hanno spesso alle spalle compagini manageriali qualificate, modelli di governance diversi e una capacità di interlocuzione con le compagnie di crociera che si è fatta via via più professionale.

Tutto bene quindi? Non proprio. Alcuni fattori esogeni possono infatti favorire od ostacolare la crescita ulteriore di questo settore. Negli ultimi tempi alla crocieristica vengono infatti addebitati effetti critici indesiderati sulla qualità della vita delle popolazioni residenti nei territori toccati dagli itinerari delle navi: effetti per lo più riconducibili a minacce e impatti sull’ambiente (qualità dell’aria e dell’acqua, inquinamento acustico, ecc.) così come al sovraffollamento dei centri storici e delle stesse mete turistiche.

Questioni importanti, sulle quali  sempre più frequentemente si sta facendo sentire una voce di protesta organizzata e diffusa. Per togliere l’intero comparto dal banco degli imputati, sarà quindi necessario contemperare le ragionevoli esigenze della produttività (in termini di innovazione tecnologica e di crescita dimensionale dello flotta) con la molteplicità degli interessi espressi dai porti e dalle comunità locali.

Le stesse compagnie potrebbero così dover mettere in secondo piano il conseguimento di nuovi traguardi in termini di volumi di passeggeri, destinando quote sempre più importanti di budget alla riduzione delle emissioni inquinanti delle navi o del consumo di determinati materiali a bordo.

Affinché la crociera possa continuare a rappresentare un’eccellenza all’interno della macro-industria turistica, sarà però necessaria l’adozione di nuove politiche virtuose anche da parte degli scali portuali così come delle stesse città di destinazione turistica. Questa sfida riguarda tutti, nessuno pensi di poter restare a guardare.

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