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Focus

Leadership italiana in Europa

Carta che vince

di Massimo Medugno

Direttore generale di Assocarta

I nostri associati (117 imprese, per un totale di 150 unità produttive e 19.300 addetti) rappresentano il 90% del comparto cartario in Italia, al vertice della classifica europea per volumi prodotti.

Nel nostro Paese vengono infatti prodotti ogni anno 9 milioni di tonnellate di carte e cartoni ottenuti impiegando 3,5 milioni di tonnellate di cellulose (soprattutto per la produzione di carte per usi grafici e per usi igienici, domestici e sanitari), quasi 5 milioni di tonnellate di carta da riciclare (principalmente nel settore delle carte e cartoni destinati all’imballaggio) e oltre 1,5 milioni di tonnellate di materiali non fibrosi.

Si tratta di una realtà industriale certamente non trascurabile (nostre multinazionali sono parte di molti sistemi produttivi europei e del Nord America) ed energy intensive, dal momento che utilizza complessivamente 7,5 miliardi di KWh di energia elettrica (autoprodotta per oltre il 70%) e 2,5 miliardi di metri cubici di gas. L’impiego di acqua è invece valutato in 210 miliardi di metri cubici. Sono questi i numeri che fanno dell’Italia il leader europeo per volumi prodotti, davanti anche alla Germania.

Concentrando l’attenzione sulle fibre vergini impiegate, e in presenza di una produzione nazionale molto limitata, i dati nazionali sull’importazione della cellulosa ci dicono che nel 2017 abbiamo importato circa 3,5 milioni di tonnellate di materia prima, soddisfacendo il 92% del fabbisogno.

Le statistiche Istat sul commercio estero confermano che le cellulose maggiormente importate sono le paste chimiche al solfato bianchite di resinose (1,4 mln tons nel 2017) e quelle al solfato bianchite di latifoglie (oltre 1,7 mln tons nel 2017). Le prime ci giungono per oltre il 68% provenienti da altri paesi UE (soprattutto Svezia e Finlandia ma anche Austria, Francia e Germania) e per il 25% dal Nord America (23,5% da USA). Le seconde vengono invece importate per circa il 75% dal Sud America (Brasile per più del 51%, Uruguay e Cile) e per il 21% dall’area UE (Spagna, soprattutto, ma anche Spagna, Francia, Belgio e Finlandia).

Nel corso del tempo la fibra lunga ha gradualmente lasciato il campo all’impiego di fibra corta, principalmente a causa della progressiva crescita della produzione di carte per usi igienico-sanitari (+13% nell’ultimo decennio). Si è assistito invece alla progressiva riduzione di capacità nel settore delle carte grafiche, per la cui realizzazione sono preferibili le fibre lunghe.

Andando più addentro nella nostra analisi, possiamo aggiungere che i volumi di cellulosa movimentati nel porto di Livorno sono pari a circa 1,6 mln tons (50% dell’import nazionale) e vengono destinati prevalentemente nel distretto cartario di Lucca, caratterizzato dalla presenza di due tipologie merceologiche: le carte per imballaggio (che utilizza pressoché esclusivamente carta da riciclare come materia prima) e il tissue (destinatario di oltre l’80% dei volumi di cellulosa che transitano nel porto).

In termini di valore della produzione realizzata, quest’ultimo costituisce oggi il 20% del fatturato cartario nazionale. Si tratta di un comparto che, a livello nazionale, ha mostrato, anche nel lungo periodo della crisi, una sostanziale stabilità dei volumi prodotti. Nel 2017 questi si sono attestati per la prima volta oltre 1,5 mln tons, con un incremento importante rispetto al 2016 (+4,6%).  Tale favorevole andamento è proseguito anche quest’anno: +1,8% nei primi 7 mesi rispetto allo stesso periodo 2017.

È bene sottolineare come le nostre aziende riescano a vincere la sfida della competizione internazionale nonostante debbano scontare importanti gap di partenza. A incidere pesantemente sono soprattutto i costi energetici, che da noi sono tra i più alti in Europa (nonché in ulteriore forte ascesa), e quelli per l’approvvigionamento della cellulosa.

Questi ultimi si sono recentemente stabilizzati dopo gli incalzanti rincari che da fine 2016 hanno comportato per le cartiere aggravi di costo di 420 dollari/tonn (+52%) per le chimiche al solfato bianchite di resinose e di 400 dollari/tonn per le chimiche al solfato bianchite di eucalipto (+62%), portando così le quotazioni ai livelli record rispettivamente di 1.230 dollari/tonn e a 1.050 dollari/tonn.

Occorre segnalare però che le oscillazioni del cambio euro/dollaro hanno penalizzato le cartiere europee comportando ulteriori appesantimenti dei costi che, con particolare riferimento alle fibre corte (cellulosa di eucalipto), hanno sfiorato i 60 euro per tonnellata tra aprile e ottobre scorsi.

Pesano infine in maniera rilevante i prezzi della carta da riciclare, l’altra materia prima fibrosa largamente utilizzata in Italia per produrre nuova carta, principalmente destinata al packaging. Il mercato globale della carta da riciclare è più che mai caratterizzato da un’estrema volatilità, a causa delle incertezze indotte dalle numerose decisioni del Governo cinese di limitare l’import di questa materia prima.

Tali politiche hanno provocato inizialmente cali delle quotazioni delle qualità meno nobili e generato tensioni per le tipologie più pregiate (qualità per disinchiostrazione e superiori), verso cui si sta orientando la domanda delle cartiere europee nel tentativo costante di rimpiazzare le ormai costosissime fibre vergini con fibre di recupero. Più di recente il mercato di queste qualità risente anche delle tensioni causate dalla crescente domanda cinese indotta dalla necessità di utilizzare le licenze di importazione assegnate dal Governo prima della relativa scadenza a fine anno.

A questi costi vanno aggiunti quelli della logistica portuale che finiscono per gravare sulla competitività delle cartiere italiane. Ad esempio i  Terminal Handling Costs (THC) del porto di Livorno risultano quasi doppi rispetto a quelli dell’Europa settentrionale. Essendo questi dovuti in gran parte all’alto costo dei canoni di concessione, un intervento dell’Autorità Portuale potrebbe aiutare le cartiere italiane a recuperare un po’ di competitività.

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