Interviste

Colloquio con Alessandro Laghezza

De Micheli nel tunnel delle polemiche

di Marco Casale

«Una frase sconcertante e irriguardosa». Al presidente di Confetra Liguria, Alessandro Laghezza, proprio non va giù quanto dichiarato dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, durante il vertice tenutosi ieri in prefettura con le varie associazioni che hanno aderito al comitato “Salviamo Genova e la Liguria”.

La titolare del Dicastero di Piazzale di Porta Pia aveva detto in quell’occasione che “la gente ha subito una narrazione che non è vera” e che “le code c’erano solo in prossimità delle attività portuali”.

«Quello della Ministra è stato un passo falso – afferma Laghezza – non c’è alcuna narrazione sbagliata ma una situazione gravissima di disagi e isolamento che ha colpito non solo il nodo Genova ma tutto il sistema Ligure».

L’imprenditore ritiene che le parole della De Micheli siano state «poco felici», e che potrebbero essere scaturite «da motivazioni di contrapposizione politica con le Istituzione locali, a pochi mesi dalle elezioni regionali».

Si tratta di un approccio, e di un modo di vedere, «molto lontano dal nostro mondo. Noi siamo un’Associazione apolitica e il nostro unico obiettivo è operare per il bene del sistema logistico portuale».

Le code e i blocchi determinati dalla programmazione dei lavori di manutenzione alle gallerie e ai viadotti delle autostrade hanno provocato forti danni al porto della Lanterna: «A differenza di quello che ha dichiarato la Ministra, non ci troviamo di fronte a “10 giorni di ordinaria follia”. I disagi vanno avanti da più di un mese» sottolinea il numero uno di Confetra Liguria.

«Mi auguro che si facciano dei concreti passi in avanti. In fondo basterebbe esprimere una programmazione sostenibile dei lavori. Quello che il Governo dovrebbe fare per l’immediato è sospendere tutti cantieri per lo meno sino a ferragosto. Permettere, insomma, ai porti del Sistema di rispondere in modo efficiente alle esigenze commerciali della peak season».

Laghezza afferma di non avere alcun tipo di pregiudiziale antipatia verso il Governo, anzi: «Ho apprezzato molto il Piano Italia Veloce promosso dal MIT e ritengo i commissariamenti delle opere ritenute prioritarie siano una strategia vincente per il futuro: speriamo che le buone intenzioni si traducano presto in realtà».

Sotto questo punto di vista, un ruolo strategico potrà essere giuocato dall’Unione Europea e dal suo Recovery Fund: «Molte delle opere incluse nella lista prioritaria necessitano di finanziamenti adeguati per essere avviate o completate. Un esempio è dato dal raddoppio della ferrovia Pontremolese.  Credo che il Recovery Fund possa essere una importante opportunità per il sistema infrastrutturale italiano».

Il presidente di Confetra Liguria chiede inoltre al MIT di cominciare a pensare a una seria riforma della Legge 84/94: «Il Sistema Portuale messo in piedi con il dlgs 169/2016 non ha funzionato o ha funzionato in parte. Ci troviamo davanti a una riforma lacunosa e che è rimasta sostanzialmente inattuata».

L’imprenditore si riferisce in particolar modo al funzionamento dei Comitati di Gestione: «Ci siamo ritrovati Cdg non adeguatamente rappresentativi del cluster marittimo portuale. L’interpretazione rigorosa dell’ANAC in merito ai potenziali conflitti di interesse, e la necessità di scegliere rappresentanti che fossero espressione soltanto del pubblico, ha di fatto allontanato da questi organi di governance le migliori professionalità che il nostro Paese può esprimere nel settore».

Ma non è questa l’unica critica che Laghezza fa piovere sulla riforma Delrio: «La  regia centrale romana, il tavolo di coordinamento responsabile delle grandi strategia di sviluppo dei porti, non ha mai realmente funzionato».

Se ne ricava che «la portualità è stata lasciata a se stessa», così come i presidenti delle AdSP «che oggi non sono adeguatamente supportati a livello nazionale» e che si trovano «a doversi muovere attraverso percorsi tormentati in cui è facile sbagliare ed essere attenzionati dalla magistratura per il primo errore commesso».

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