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Focus

Le nuove rotte della decarbonizzazione

Il retrofit è sempre più green

di Redazione

La domanda di retrofit avanzati per l’installazione di eliche e dispositivi di risparmio energetico (ESD) è quasi quadruplicata dal 2020 ad oggi,

Lo rivela Lloyds Register nel suo ultimo report. L’ente di classificazione londinese evidenzia come le eliche ad alta efficienza possano garantire un risparmio di carburante compreso tra il 3 e il 10%. I timoni a bulbo (bulb rudder), posizionati sulla scia dell’elica, possono invece favorire una riduzione del consumo di carburante di oltre il 3,5%.

In quattro anni sono stati stipulati contratti per l’ammodernamento e aggiornamento energetico di ben 1500 navi. Oltre un terzo delle operazioni di retrofitting richieste è stato eseguito su navi con meno di dieci anni di vita mentre il 12% degli accordi contrattuali ha interessato unità costruite meno di sei anni fa.

La pressione normativa crescente da parte dell’Unione Europea a favore della decarbonizzazione del settore ha sicuramente fatto da catalizzatore allo sviluppo di questo mercato.

L’adozione dell’indicatore di intensità di carbonio (CII) e della nuova strategia sui gas serra dell’IMO, combinati con le normative europee, tra cui il sistema di scambio di quote di emissione dell’UE e il FuelUE Maritime, hanno di fatto imposto agli armatori la necessità di ridurre la quantità di emissioni che contribuiscono al riscaldamento climatico per unità di carburante, prevedendo delle sanzioni finanziarie in caso di violazione degli standard predefiniti.

E’ quindi aumentato il numero degli operatori che ha deciso di rivolgersi ai cantieri per adeguare le proprie unità navali alle sfide del Net-Zero. Una sfida tanto più impegnativa se si pensa che ad oggi soltanto l’1,74% della flotta globale dispone di questi sistemi di efficientamento energetico.

La tendenza crescente degli armatori all’aggiornamento tecnologico delle proprie navi ha avuto anche come ricaduta indiretta quella di influenzare indirettamente il mercato delle nuove costruzioni.

Dall’analisi dell’attuale orderbook emerge infatti come l’installazione dei dispositivi di efficientamento energetico sia stata richiesta sull’8,4% delle unità in ordine. Sebbene contenuta, si tratta comunque di una percentuale che risulta essere dalle due alle sei volte superiore rispetto alle navi in servizio.

Le navi portarinfuse, le petroliere e le portacontainer sono, secondo il report, le principali candidate all’installazione degli ESD, a causa principalmente dei loro elevati profili di consumo di carburante.

In questo senso, lo studio evidenzia che il 16,87% delle navi portarinfuse in ordine sarà dotato di timoni a bulbo, contro il 6,74% della flotta esistente. Nel segmento delle navi portacontainer, i bulb rudder e pinne stabilizzatrici sono stati ricompresi nella costruzione del 10% delle nuove navi.

In totale, sommando le nuove unità appena consegnate dai cantieri navali a quelle in ordine, sono oltre 10.000 le navi che dispongono o disporranno di una qualche forma di tecnologia di propulsione a risparmio energetico. A queste si aggiungono almeno altre 1.400 imbarcazioni che dal 2020 dispongono di un sistema di efficientamento energetico.

Nonostante i vantaggi, la ricerca individua anche alcune criticità. Molti operatori fa fatica a individuare le soluzioni tecnologiche più adeguate per le proprie navi, a causa di una scarsa comprensione dei requisiti specifici dell’imbarcazione e a causa soprattutto dell’incertezza circa le reali ricadute che i nuovi dispositivi potrebbero avere sull’efficienza operativa di queste unità.

Anche il biofouling, ovvero l’accumulo di organismi viventi su superfici immerse o esposte ad ambienti acquatici, è identificato come una minaccia per l’efficienza operativa degli ESD, perché potrebbe contribuire alla diffusione di specie invasive, alterando i profili aerodinamici delle pale del timone e delle eliche.

Per affrontare queste sfide, LR raccomanda un approccio in cinque fasi che comprende una valutazione completa dell’imbarcazione, un’analisi idrodinamica mediante fluidodinamica computazionale, un’attenta valutazione di fattori tecnici, tra cui vibrazioni torsionali e rumore irradiato subacqueo, un solido monitoraggio delle prestazioni e una pianificazione della manutenzione a lungo termine.

“La nostra ricerca rivela che il retrofit di eliche e ESD offre agli operatori navali una soluzione comprovata per un significativo risparmio di carburante, una maggiore conformità normativa e una significativa riduzione delle emissioni” afferma il direttore tecnico di Lloyd’s Register, Claudene Sharp-Patel.

“Tuttavia – aggiunge – il successo del retrofit di eliche e sistemi ESD richiede molto più del semplice assemblaggio di apparecchiature aggiuntive. E’ richiesta un’analisi sofisticata, un’attenta integrazione con i sistemi esistenti e una gestione continua delle prestazioni” conclude.

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