Lavoro in banchina
© Luigi Angelica
Interventi

Il lavoro portuale nell'industria 4.0

Formare per anticipare il futuro

di Francesca Marcucci

Amministratore delegato di Logistic Training Academy

La formazione, unica medicina efficace contro la disoccupazione, aiuta imprese e lavoratori ad adeguarsi al modello frammentato dell’attuale mercato del lavoro. Un modello discontinuo e diseguale (formazione-lavoro-formazione-lavoro-pensione attiva), nettamente diverso rispetto a quello lineare e separato  di un tempo (formazione-lavoro-pensione).

Internet of Things, Blockchain e Additive Manufacturing (realtà aumentata e stampa in 3D) sono solo alcuni degli strumenti che contraddistinguono i cambiamenti epocali in atto. La Quarta rivoluzione industriale sta infatti declinando il rapporto tra uomo e macchina secondo modelli e paradigmi del tutto inediti.

D’ora in poi le imprese verranno selezionate dal mercato non in ragione delle loro dimensioni bensì per la dimostrata capacità di adattamento. La qualità professionale dei loro dipendenti diventa pertanto un elemento fondamentale per affrontare al meglio le nuove sfide.

I processi di formazione professionale continua – per occupati e non – in ambito portuale sono un fenomeno relativamente recente e tutti necessitati dai nuovi assetti societari e organizzativi, imposti dalle nuove tecnologie così come dall’esigenza di migliorare i sistemi di safety.

In vent’anni molto è stato fatto, in termini sia quantitativi che qualitativi. Prova ne sia che Logistic Training Academy (LTA) – nata dalla partecipazione societaria di due grandi operatori della logistica come CFT società cooperativa e Compagnia Portuale di Livorno – ha ad esempio saputo formare nel 2016 e nel 2017 rispettivamente 1.574 e 3.072 persone.

Sulla base di una semplice analisi dei fabbisogni formativi è peraltro emersa da parte delle imprese la necessità di formare “formatori nella sicurezza” e team leader aziendali.

Questo significa che per il passaggio delle competenze all’interno dell’impresa portuale, o per la gestione di gruppi di lavoro, non è più sufficiente l’esperienza o l’anzianità ma sono necessarie anche la competenza strutturata e la conoscenza di modelli gestionali.

Un simile progresso ovviamente non interessa tutti i porti italiani o tutte le imprese del sistema ma costituisce un modello e una direzione alla quale tendere per rispondere positivamente alla diffusione delle nuove tecnologie e all’automatizzazione dei processi lavorativi (pensiamo per esempio al nuovo Terminal Contenitori di Vado Ligure).

In questi casi, la formazione continua e costante è il migliore strumento per fornire competenze che procedano di pari passo con i cambiamenti della fabbrica intelligente ed è l’antidoto più efficace contro i pericoli della deregulation che in misura significativa sta condizionando modelli organizzativi nonché status professionale e sociale del dock labour europeo, che si contrae con riferimento al numero delle unità di lavoro ma al tempo stesso innalza il livello delle competenze e di istruzione richiesto per lo svolgimento delle operazioni portuali.

Per i porti sono i tempi dell’automazione delle attività logistiche, sotto l’imperativo della massimizzazione di tempi e dei costi: formare significa coniugare trasporto e tecnologia in un contesto globalizzato dove a competere non è la singola impresa ma tutto il territorio (come insegna l’esperienza di Amazon negli USA).

La flessibilità non è mai stata una novità per il contesto portuale, soggetto più di altri all’oscillazione dei servizi alle merci e a un ciclo operativo condizionato da fattori esterni. L’obiettivo del formatore è però anche quello di operare affinché il continuo efficientamento dei processi lavorativi non comprometta i sistemi di safety.

La lettura attenta di queste dinamiche consentirebbe di sviluppare ipotesi maggiormente contestualizzate e attendibili e programmare interventi formativi per la nuova occupazione più congrui e finalizzati.

Per quanto possibile, LTA cerca di leggere tali dinamiche endogene ed esogene al sistema, avendo anche rapporti privilegiati costruiti nel tempo con imprese, sindacati, enti bilaterali e associazioni di categoria.

La formazione rivolta a risorse umane non occupate ha oggi un ottimo placement, registrando all’incirca un buon 80% di inserimenti lavorativi.

In un recente bando promosso dalla Regione Toscana rivolto a persone non occupate, Logistic Training Academy ha ad esempio presentato un progetto concernente una nuova figura professionale per il settore: l’esperto nella sicurezza dei sistemi informativi delle aziende in ambito logistico portuale.

Si tratta di una competenza sempre più richiesta nell’ambito di un sistema in cui tutto viaggia ormai su supporto informatico (dai dati delle merci alle transazioni amministrative e finanziarie) ma che il settore deve ancora “metabolizzare”.

In questi casi il tempo è sempre galantuomo e comunque formare significa anche prevedere il futuro: chi avrebbe mai detto nel 2000 che l’influencer sarebbe diventato un mestiere?

 

Torna su