Porto Livorno; project cargo
© Fausto Pianigiani
Focus

Blue Economy in crescita, il traino è l'eolico

La forza del vento fa volare il project cargo

di Giovanna Visco

La blue economy collegata alle fonti energetiche green, sta sviluppando profonde interconnessioni tra imprese manifatturiere, porti, vettori marittimi e servizi, determinando importanti cambiamenti di mercato. Protagonista principale di questa nuova stagione è il settore project cargo e heavy lift, trainato in particolare dalla forte domanda di progetti eolici, che sta alimentando un nuovo gigantismo, altamente specializzato, di spazi, capacità e attrezzature.

Dall’ultimo COP26 risulta che 70 paesi hanno inserito l’energia eolica nei loro piani di nazionali. Un dato che apre una prospettiva di forte crescita del numero di progetti eolici in circolazione, che avranno dimensioni sempre più imponenti per aumentarne la potenza. Secondo diversi osservatori, inevitabilmente l’eolico metterà sotto pressione i servizi marittimi di trasporto multiuso e di carichi pesanti, prospettando nel prossimo futuro una carenza di navi sufficientemente grandi e tecnicamente attrezzate per soddisfare la domanda e le specifiche di carico dell’industria dell’energia eolica.
Già oggi le nuove pale eoliche, con lunghezze superiori a 115 metri e gondole di peso di circa 600 tonnellate, hanno esigenze di trasporto che solo una piccola parte delle navi può soddisfare. Il broker specializzato tedesco Toepfer Transport, autore del Multipurpose Shipping Index, a inizio dicembre ha rilevato il picco di circa 19.000 dollari al giorno per il noleggio multiuso di una nave da trasporto pesante di tipo F da 12.500 dwt, che segna un aumento del 174% dai 7.000 dollari di dicembre 2020, e un rialzo rispetto ai 17.407 dollari al giorno registrati lo scorso novembre, mese nel quale Drewry ha rilevato un indice medio di noleggio multiuso aumentato a 10.487 dollari al giorno, in incremento di quasi il 2% rispetto a ottobre 2021.

Il forte aumento dei noli sta esercitando una pressione significativa sul settore, in cui molte aziende presentano budget di trasporto per i progetti in corso basati su tariffe molto più basse. Ora devono lottare per mitigare le perdite, anche se gli attuali livelli di prezzo spingeranno i vettori ad ammodernare le flotte. Il tonnellaggio multiuso scarseggia e Toepfer ha osservato l’emergere di strategie che fissano i contratti di noleggio a tempo con largo anticipo, lasciando solo pochissime opportunità di mercato spot.

Ma se da una parte il naviglio adatto al trasporto della componentistica eolica diventa sempre più ridotto e vecchio, è proprio la cantieristica a costituire il principale collo di bottiglia del momento, scarsamente disponibile ad accettare ordini per navi multiuso. Una situazione che potrebbe mettere a repentaglio il raggiungimento degli obiettivi energetici che molti Stati si sono prefissati, che riguardano l’energia eolica, che determina anche parte della produzione strategica di idrogeno verde.

A guidare lo sviluppo del mercato eolico sono i parchi offshore, che la maggiore esposizione a venti forti e frequenti, rende più produttivi rispetto a quelli terrestri, con prospettive di crescita, secondo l’International Energy Agency – IEA, moltiplicate entro il 2040 di almeno 15 volte, attirando un trilione di dollari di investimenti.

Dunque, Stati e grandi imprese di settore investiranno sempre più negli impianti offshore eolici, per posizionarsi nel nuovo scacchiere energetico del mare, facendo acquisire ulteriore strategicità geoeconomica e geopolitica a ZEE e reti di cavi sottomarini di collegamento. Il portato di questa imponente pianificazione ricade direttamente sui porti, infrastrutture indispensabili per accogliere e gestire il traffico della componentistica, per garantire i servizi di assistenza alle turbine e per candidarsi snodi strategici dei cavi sottomarini che trasportano l’energia prodotta dai parchi eolici offshore sulla terraferma.

Su questo filone emergente di blue economy, stanno puntando molte Nazioni per dare ossigeno alla loro ripresa economica. Tra questi lo Stato del New Jersey, che intende investire complessivamente 1 miliardo di dollari per diventare leader di punta nell’industria dell’energia eolica offshore degli Stati Uniti, che attualmente vale almeno 100 miliardi di dollari, avvalendosi anche dei fondi del pacchetto infrastrutturale da 1,2 trilioni di dollari, deciso da Biden per la “ricostruzione” degli Stati Uniti nei prossimi 10 anni.

L’Autorità per lo sviluppo economico del New Jersey, che affaccia sul versante atlantico degli Stati Uniti, sta sostenendo un insieme di programmi strategici dedicati all’enorme oceano dei parchi eolici offshore. Tra questi, i lavori infrastrutturali avviati dal Salem Marine Terminal, collegato dal fiume omonimo ai porti marittimi del New Jersey, che punta a consolidare il suo posizionamento nella produzione di componenti chiave per l’industria eolica offshore, nel supporto logistico e nell’offerta dei servizi di manutenzione.

Analogamente, sul fiume Delaware, anche il Paulsboro Marine Terminal, gestito come quello di Salem dalla South Jersey Port Corporation, ha investito 400 milioni di dollari per dotarsi di ponti per carichi pesanti adatti a reggere l’enorme peso della componentistica eolica. Qui EEW America Offshore Structures, uno dei principali produttori di fondazioni all’interno della catena di approvvigionamento offshore globale, sta investendo 300 milioni di dollari per creare il più grande impianto degli Stati Uniti di produzione di monopali eolici da 2.500 tonnellate. L’impianto industriale, che entrerà in funzione nel 2023, ha già ottenuto un’importante commessa da Orsted e PSEG per il progetto Ocean Wind 1, un parco eolico offshore che sorgerà a largo della costa sud del New Jersey, di capacità 1.100 MW, sufficiente a fornire energia pulita a 500.000 abitazioni.

Anche nella cittadina di Lower Alloways, a circa 18 km dal terminal di Salem, sono in corso lavori del valore di 250 milioni di dollari per la costruzione di un porto dedicato all’industria eolica, mettendo un ulteriore tassello alla costituzione di un polo regionale specializzato in produzione industriale, assemblaggio e distribuzione delle turbine offshore.

Sul lato atlantico europeo, invece, il porto spagnolo di Bilbao sta consolidando ulteriormente il suo posizionamento nel settore eolico, da tempo già hub di esportazione dei principali produttori di componentistica eolica, e sede di importanti insediamenti manifatturieri eolici. Nel primo semestre 2020, in piena pandemia, la movimentazione di componenti per turbine eoliche del porto è stata di 96.711 tonnellate, in aumento del 23% rispetto allo stesso periodo 2019, nel corso del quale che aveva totalizzato complessivamente 142.000 tonnellate.

Parallelamente ad altri ultramoderni ampliamenti che si dovrebbero completare entro il 2024, Bilbao da poco ha terminato lavori del valore di 112 milioni di euro relativi all’acquisizione di oltre 200.000 mq di terreno, nuovo spazio dedicato in particolare al project cargo e alla logistica specializzata dell’eolico, collegato alla nuova darsena, che figura tra i progetti UE Connecting Europe Facility 2014, che ha una linea di attracco di 1.120 metri e conta su una superficie complessiva di 362.000 metri quadrati.

Il porto di Bilbao è membro della piattaforma di WindEurope, che riunisce 22 porti europei al servizio dell’industria eolica, principalmente del Mar del Nord, mentre solo uno si affaccia sul Mediterraneo, quello francese di Port-la-Nouvelle. Dai dati WindEurope la capacità eolica offshore attualmente installata in Europa ammonta a 26,4GW, prodotta da oltre 5.500 turbine dislocate in 120 campi offshore distribuiti nelle acque di 12 paesi. Nei prossimi 10 anni si prevede la crescita della capacità di almeno 111 GW, portando la media annuale di nuove installazioni offshore dai 3 GW attuali a 11 GW entro il 2030.

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