Interviste

Sfida al mercato in crisi

Micochip, macro problemi

di Redazione

La carenza di offerta a livello globale di microchip sta mettendo in grosse difficoltà le case automobilistiche in tutto il mondo, con riflessi a cascata sulle imprese di logistica.

Mentre i produttori mondiali di semiconduttori festeggiano, annunciando incrementi anche sino al 20% sui chip, le fabbriche di componentistica che producono pezzi per le auto e gli imprenditori portuali specializzati nella movimentazione di veicoli finiti si trovano a dover affrontare sfide significative nel medio periodo.

La crisi morde anche a Livorno, principale hub di riferimento per il traffico auto, con oltre 250 mila veicoli movimentati nel primo semestre. Per accorgersene basta dare un’occhiata alle aree operative semivuote che la Giorgio Gragnani possiede all’Interporto: i piazzali sono occupati per appena il 30% della capienza complessiva disponibile.

I conti non tornano. Ad affermarlo a Port News è il responsabile import della società, Alberto Taranta: «La carenza di semiconduttori ha portato a una riduzione drastica dei flussi movimentati, lasciandoci in una situazione critica».

Agente marittimo, spedizioniere, doganalista, operatore logistico. La Gragnani è una società multitasking che opera da oltre sessant’anni nello scalo labronico.

Il centro logistico situato all’Interporto Amerigo Vespucci,  snodo fondamentale di comunicazione con il Porto, offre 250.000 metri quadrati di piazzali, dove ogni anno vi transitano circa 140.000 auto.

«Il nostro lavoro ha inizio in porto, dopo lo sbarco dei veicoli» spiega Taranta, «verifichiamo i danni o le mancanze, redigiamo il verbale di controllo qualità presso il terminal e proseguiamo con il trasferimento via bisarca sino al parco auto interportuale. Poi ci occupiamo dello stoccaggio delle unità, mettendole infine a disposizione in apposite aree di spedizione».

Purtroppo, lo sbilancio tra una domanda in forte crescita a partire dai primi mesi successivi al primo lockdown 2020 e i magazzini di produttori tenuti in stand-by ha creato il temuto collo di bottiglia.

Ma c’è dell’altro. «Non appena la crisi di carenza di materiali si sarà risolta, potrebbe verificarsi un drastico aumento dei volumi di produzione, con ripercussioni preoccupanti sull’efficienza operativa della supplychain» dice Taranta. «Non escludiamo che non possa verificarsi nel porto di Livorno ciò che oggi sta accadendo nei porti americani di Los Angeles e Long Beach, alle prese con forti problemi di congestionamento alle banchine e decine e decine di navi in rada in attesa di essere lavorate».

Le parole del dirigente della Gragnani aprono uno scenario fosco. Che può essere evitato in un solo modo: «Occorre preservare e nel caso rafforzare le aree operative extra portuali dell’Interporto, tornando così a far respirare quelle portuali».

La Gragnani lancia insomma un messaggio chiaro, un monito a chi impegna le aree del porto per lo stoccaggio delle auto e/o di altri prodotti: «le aree portuali devono essere impegnate per il transito veloce delle merci  in modo da far fronte in tempo reale alle variazioni dei programmi di produzione e alle conseguenti inefficienze operative».

Nonostante le difficoltà registrate nella logistica dell’automotive, la società mostra comunque un certo cauto ottimismo per il futuro: «Ci occupiamo anche del magazzinaggio di prodotti alimentari. Un settore, quest’ultimo, che ci ha consentito, in periodi crisi come quelli che stiamo vivendo, di far fronte alle carenze del traffico auto. Per il 2022 ci aspettiamo una forte ripresa».

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