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Interventi

Posizione critica del dg di Assiterminal, Alessandro Ferrari

Nomine AdSP, quell’incapacità di fare sintesi

di Redazione

“Il controllo qualità sulle scadenze non è andato a buon fine”. Usa un gioco di parole, il direttore generale di Assiterminal, Alessandro Ferrari, per riassumere la relativa situazione sul giro di valzer delle nomine nelle Autorità di Sistema Portuale italiane.

Ironizzando sulle certificazioni UNI ES ISO ottenute anche recentemente dalle Autorità di Sistema Portuali come riconoscimento per l’elevato standard di qualità nella gestione dei compiti istituzionali di competenza degli Enti, e ricordando, con tanto di foglio Excel alla mano, come molti presidenti siano attualmente già scaduti, prorogati o nominati come commissari, Ferrari sottolinea come in questo caso il sistema di gestione e il processo di governance non siano stati all’altezza degli standard richiesti.

“È evidente e ben si comprende che la politica debba fare i conti con equilibri e rapporti che vanno ben oltre i porti” afferma. “La portualità è centrale, strategica, essenziale a seconda del contesto, del momento, delle priorità; con tutto quello che succede in giro per il mondo, le campagne elettorali che si susseguono in giro per l’Italia, le dinamiche di mercato, tutta questa centralità pare non godere sempre della stessa attenzione e efficacia” aggiunge.

Ferrari evidenzia come la quotidianità si contraddistingua ormai in un costante cambiamento di scenari in cui qualsiasi principio di business continuity viene stressato dai più svariati fenomeni che incidono sulla nostra capacità di fare impresa.

“In tale contesto – dichiara – il privato naviga sul mercato dotandosi di strumenti di Governance sempre più flessibili (in termini di pianificazione, programmazione e capacità di reazione), mentre il Pubblico fatica ad adeguarsi”.

Il vertice di Assiterminal precisa che “nei porti la Governance funziona se si è capaci di valorizzare la sua dualità, tra concedente e concessionario, attraverso il rispetto delle regole, da parte di entrambi, ma anche della condivisione degli impatti dei cambiamenti”.

Citando un editoriale di www.shipmag.it sulle ragioni del prolungarsi del commissariamento dell’Autorità di Sistema Portuale di Genova – nel quale si richiamava alla memoria l’autorevolezza e la capacità politica con cui il Cardinale Giuseppe Siri, nel 1987, riuscì a risolvere un duro scontro sul lavoro tra il console della Culmv, Paride Batini, e il presidente del Consorzio autonomo del porto, Roberto D’Alessandro – Ferrari precisa che quello propugnato dall’allora arcivescovo di Genova è un modello di mediazione irripetibile, ma forse anche inutile: “Siamo in un contesto in cui le regole e gli strumenti per una governance efficace sono scritti nelle norme vigenti al netto della dimostrazione che non bastano le leggi se poi non c’è la volontà, capacità, opportunità di metterle in pratica” afferma.

“Ciò non significa che non servano una centralizzazione della visione, una pianificazione, e una capacità decisionale, ma che gli strumenti normativi a disposizione si potrebbero e si dovrebbero sfruttare al meglio” aggiunge.

“A livello mondiale Stati e Big Player giocano, a vario titolo, partite geoeconomiche e politiche anche sui porti e sulla logistica, tra dazi annunciati e riposizionamenti di hub produttivi, in Europa permangono le incertezze tra ETS e Omnibus annunciati, mentre nella Penisola si fa fatica a fare sintesi per 11 Presidenti” è la critica che Ferrari muove al Governo.

“Si discute ancora di canoni concessori dopo la recente sentenza del TAR, di Piani regolatori, di transizione energetica (non solo shore power), di sostenibilità del prossimo bando sulla digitalizzazione: aver presentato i 3 progetti concreti la scorsa settimana non è stato per distrazione, ma perché sul resto abbiamo difficoltà a dire ai nostri associati qualcosa di concreto” conclude.