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I motivi della protesta

Porti in sciopero il 17 dicembre

di Redazione Port News

Il 17 dicembre i lavoratori dei porti italiani incroceranno le braccia per 24 ore. La decisione è stata annunciata nelle scorse ore dai segretari generali di Filt-Cgil, Stefano Malorgio, Fit-Cisl, Salvatore Pellecchia e Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi.

“Nonostante l’interlocuzione aperta con il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile in merito alle nostre proposte, sui porti il Governo sta andando in direzione decisamente opposta alle nostre richieste, non favorendo affatto il settore” affermano i tre.

Sui porti, in particolare, i sindacati si scagliano contro la proposta di riscrittura dell’art.18 della legge 84/94 attraverso l’art. 3 del “DL Concorrenza. Una proposta, dicono, che rischia di pesare negativamente sul sistema portuale del paese:  “Il superamento del divieto di cumulo delle concessioni desta grande preoccupazione perché per i porti di interesse nazionale ed internazionale potrebbe determinare un abuso di posizione dominante, ma soprattutto perché, in tale intervento, non vi è nessun disposto normativo che impedisca l’interscambio di personale e quindi di manodopera tra diverse aree in concessione. Un approccio che indebolisce gravemente l’assetto del mercato regolato portuale, altamente efficiente e flessibile anche attraverso il pool di manodopera in capo agli artt.17”.

I tre segretari lamentano poi il fatto che ad oggi non esiste alcun accenno “sul fondo di accompagnamento all’esodo per i lavoratori portuali, già richiesto dalle parti con un avviso comune”.

Anche sul tema dell’autoproduzione i sindacati fanno sapere di attendere ancora oggi l’indispensabile decreto attuativo previsto dall’art.199 bis della legge 77/2020.

Le sigle sindacali denunciano poi il mancato rifinanziamento delle agenzie di riqualificazione e somministrazione per i porti di Gioia Tauro e Taranto e la mancanza di un intervento deciso sul tema della sicurezza sul lavoro “atto a rimuovere evidenti difficoltà che ancora oggi, pur in costanza di molteplici strumenti adeguati a monitorare le singole attività, fanno registrare numerosi infortuni sul lavoro talvolta anche mortali”.

Infine, Malorgio, Pellecchia e Tarlazzi chiedono di recuperare “il ritardo sull’emanazione del decreto attuativo di armonizzazione delle norme specifiche del settore con il Testo Unico” e chiedono una risposta “sulla necessità di far rientrare il lavoro portuale tra i lavori usuranti”.

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