Focus

Giovani, diritti e lavoro

Quella necessità di una svolta

di Redazione Port News

La sostenibilità umana non è un concetto astratto ma la chiave per il benessere e la crescita dell’industria del mare. È questo il messaggio che i professionisti del mare, giovani e futuri leader del settore e tutti rigorosamente under 30, hanno voluto consegnare al Global Maritime Forum (GMF), Organizzazione internazionale no profit che da tempo si occupa di individuare le strategie più adatte per risolvere le criticità riscontrate nel settore.

Nell’ambito di una competizione promossa dal GMF ad Aprile – una gara di componimento che ha visto 188 giovani provenienti da 27 Paesi impegnarsi nella stesura di saggi a tema libero legati allo shipping – in 44 hanno discusso con maggiore profondità di analisi il tema dell’human sustainibility, soffermandosi in particolare sulla necessità di un cambio di passo in ordine alla politica di gestione della crisi degli equipaggi, scoppiata violentemente durante il periodo pandemico, alle regole di contingentamento del Covid, e ad altri temi chiave come la pirateria, il gender gap, la formazione e la sicurezza a bordo.

In particolare, in molti hanno ritenuto prioritario affrontare le questioni legate ai diritti umani e al benessere lavorativo, concentrandosi soprattutto sul tema della salute fisica e mentale.  Da questi saggi è è emerso con forza come l’isolamento dalla famiglia, la mancanza di riposo, lo stress, l’ansia e la discriminazione stiano rendendo la vita in mare sempre più difficile.

La mancanza di misure di prevenzione e supporto per i problemi di salute mentale, unita allo scarso accesso a Internet, sono altre sfide chiave che i giovani professionisti ritengono debbano essere affrontate urgentemente dall’Industria del mare. L’esortazione ai governi e ai protagonisti del settore è quella di lavorare insieme per definire e identificare collettivamente le iniziative di training formativo più adatte a garantire il benessere dell’equipaggio, con particolare attenzione alla salute mentale.

Diversi saggisti hanno inoltre chiesto una rotazione molto più flessibile e fluida tra mare e costa come mezzo per migliorare il benessere generale, ma soprattutto affrontare le mutevoli esigenze dei dipendenti durante le diverse fasi della loro carriera.

Tali proposte si concentravano principalmente sull’importanza dell’attuazione di queste rotazioni per il personale marittimo ma altri saggi hanno anche rilevato il valore delle rotazioni marittime anche per il personale di terra, misura che potrebbe aiutare a costruire e sostenere una cultura di “società unica” tra mare e costa.

Tra coloro che si sono soffermati sui diversi aspetti della diversità, dell’equità e dell’inclusione, lo squilibrio di genere rimane invece la preoccupazione principale. I più hanno sottolineato come la donna sia ancora molto discriminata. Alcune compagnie – viene evidenziato in taluni di questi saggi – sono ancora riluttanti ad assumere le donne mentre diverse navi sono ancora oggi sprovviste di cabine femminili, di contenitori sanitari e di adeguati dispositivi di protezione individuali. Insomma, la denuncia è che non sono stati compiuti tutti gli sforzi sufficienti per rendere il settore più attraente per diversi tipi di dipendenti.

Infine, per far fronte al mancato rispetto delle normative sul lavoro-riposo, tre saggi hanno proposto un sistema di rendicontazione aperto, indipendente e collettivo con l’obiettivo di garantire la trasparenza sull’effettivo orario di lavoro svolto a bordo di ciascuna nave. Un saggio ha anche proposto l’uso della tecnologia blockchain per tracciare adeguatamente l’orario di lavoro e i dati di pagamento dei marittimi, per garantire un pagamento equo e la validità dei dati.

«Quando si esaminano tutti i saggi presentati – sottolineano in una nota i vertici del GMF – è incoraggiante notare come la sostenibilità umana non sia solo un concetto astratto per i talenti di età inferiore ai 30 anni. Si tratta invece di un tema serio per le giovani leve del futuro».

Il Global Maritime Forum evidenzia come l’80% dei marittimi consideri già oggi il trattamento e le condizioni di vita a bordo come due tra i fattori più importanti da tenere in considerazione ai fini della scelta della compagnia di navigazione per cui lavorare. Il dato è emerso da un sondaggio condotto dalla Sailor’s Society, organizzazione benefica cristiana internazionale che opera nei porti di tutto il mondo.

Il messaggio, insomma, è chiaro: i talenti della Gen Z (1997-2012) e i Millennials (1981-1996) rappresenteranno entro il 2030 oltre il 70% della forza lavoro globale totale: «Essere in grado di fornire a questi giovani un ambiente di lavoro più umanamente sostenibile è fondamentale» concludono i vertici del GFM. «I leader e i responsabili dell’industria marittima si devono impegnare a fornire risposte adeguate a domande di cambiamento sempre più radicali. Occorre lavorare per creare un”industria marittima più etica, umana e attraente».

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