Interviste

Concessioni, le ricadute del nuovo schema di regolazione dell'ART

Tanta confusione sotto il cielo dei porti

di Redazione

Se l’impasse sull’iter di nomina dei presidenti ingenerato da un conflitto tutto interno alla maggioranza ha creato un po’ di scompiglio nell’ambiente, allertando le Associazioni del cluster portuale e spingendo il Ministero delle Infrastrutture a trovare un escamotage pur di risolvere le beghe interne del centro-destra, la nuova  invasione di campo dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti nell’ambito delle procedure e dei contenuti delle concessioni demaniali promette di alimentare nuove polemiche e riflessioni sul futuro dei porti italiani.

Nel 2022 l’ART aveva infatti avviato l’iter di verifica di impatto della regolazione introdotta con la delibera n. 57 del 2018, indicendo una call for input finalizzata alla raccolta di specifiche osservazioni e proposte in materia di accesso equo e non discriminatorio alle infrastrutture portuali e andando successivamente a valutare le possibili implicazioni delle innovazioni normative sopraggiunte in materia di rilascio di concessioni di aree e banchine con il Regolamento del MIT di dicembre del 2022 e con le successive linee guida sulle modalità di applicazione del Regolamento pubblicate ad aprile del 2023.

Un lavoro, quello dell’ART, che ha prodotto un nuovo schema di regolazione per il quale gli interessati erano stati invitati a far pervenire le loro osservazioni e proposte entro il termine del 16 giugno.

Il documento interviene su molte questioni di attualità, introducendo, tra le altre cose, dei paletti sulla redazione dei Piani Economici Finanziari e dei Piani di Investimento che le imprese devono presentare ai fini del rilascio della concessione, prevedendo un sistema di penali da applicare in caso di inadempimento del PI, stabilendo che l’oggetto delle concessioni e il programma di investimento collegato al PEF siano coerenti con quanto previsto dagli strumenti di programmazione.

“Sotto certi punti di vista potrebbe apparire anche apprezzabile lo sforzo regolatorio dell’ART di provare a definire procedure ad evidenza pubblica chiare e rigorose, con criteri di selezione trasparenti e impegni precisi sugli investimenti, il traffico e l’occupazione” afferma a Port News il direttore generale di Assiterminal, Alessandro Ferrari.

“Altrettanto interessante potrebbe essere l’attenzione che Art ha voluto dedicate al tema dell’accesso equo alle infrastrutture portuali, stabilendo che nei porti privi di banchine pubbliche adeguate i concessionari siano tenuti a fare posto anche ad altri operatori” aggiunge, rimarcando però come questo tema rimanga del tutto secondario rispetto ad un’altra questione, forse ad oggi non affrontata in modo approfondito, e che afferisce al modello di portualità che lo Stato intende promuovere e sviluppare, anche con riferimento al ruolo delle Autorità di Sistema Portuali.

Una cosa è certa: “L’Art non regola il mercato” afferma il vertice dell’Associazione dei Terminalisti italiani, evidenziando che “nel complesso non possiamo non stigmatizzare la sovrapposizione non sempre organica tra norme generali, linee guida e disposizione speciali nella materia delle concessioni”

Da questo punto di vista “non può non sfuggire agli addetti ai lavori come alcune previsioni contenute nella nuova delibera non siano coerenti con le linee guida sulle modalità di applicazione del regolamento delle concessioni portuali emanato a dicembre del 2023″ sottolinea ancora Ferrari, riferendosi in particolar modo alle formule matematiche per l’attribuzione dei punteggi ai Piani Economici Finanziari.

“E’ indubbio che le formule proposte dalla nuova delibera siano diverse da quelle elaborate nelle linee guida. Il rischio è che si ingeneri una enorme confusione, l’ennesima, a danno sia dell’operatore cui compete la redazione del PEF, che dell’Autorità di Sistema Portuale, che è chiamato a verificarlo”.

Altro punto dolente è quello relativo all’introduzione obbligatoria di una contabilità separata tra le attività economiche regolate e quelle non regolate. “Questa disposizione pone anche un problema di carattere operativo, data la difficoltà di definire con esattezza quali infrastrutture siano essenziali o meno in un porto”. Non solo: “Sia le linee guida del Ministero delle Infrastrutture che la nuova delibera ART hanno il vizio di fondo di voler rapportare il modello concessorio portuale a quello autostradale, facendo sì che vengano penalizzati per ogni anno di concessione in più richiesto quei PEF che esprimano un tasso di rendimento positivo rispetto al costo medio ponderato del capitale che supporta il capitale”.

Il dg di Assiterminal avverte: “Stiamo andando verso un modello che spinge gli aspiranti concessionari a fare gli investimenti minimi richiesti, strettamente funzionai al periodo di concessione. In questo modo si impoverisce l’attività, soprattutto in un contesto in cui le tariffe applicate all’armatore variano al variare dei volumi movimentanti e del contesto geopolitico di riferimento”.

Ferrari è convinto che il problema di fondo sia tutto di origine politica: “Nell’attesa di una riforma dell’ordinamento portuale, l’Art ha riempito un vuoto, avocando a sé delle competenze che non sono sue”.

Ne è un esempio la previsione che obbliga l’AdSP a valutare la coerenza della procedura di assegnazione della concessione con quanto stabilito dal Piano Regolatore Portuale: “Non è l’Art che me lo deve dire. Si tratta piuttosto di una funzione che deve esercitare il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nel suo ruolo di ente di vigilanza delle Autorità di Sistema Portuali”.

Allo stesso tempo, “risulta del tutto sovrapponibile alle competenze dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato la previsione che assegna all’ART il potere di chiedere alle Autorità di Sistema Portuali di individuare i mercati rilevanti nei quali andrebbe ad operare l’aspirante concessionario”.

“Occorrerebbe che il Governo si chiarisse le idee sul tipo di assetto che immagina debba avere questo settore” afferma il dg di Assiterminal.

“Avvertiamo da parte della politica una rinnovata sensibilità nei confronti di questi temi: ne abbiamo dibattuto anche nel corso della recente audizione in Commissione Trasporti alla Camera. Sarebbe opportuno approfittarne per provare a definire, una volta per tutte, e in modo chiaro, ruoli e competenze. Così non si può andare avanti”.