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Focus

Operatori USA sul piede di guerra

Tariffe extra, extra iniquità

di Redazione Port News

Negli Stati Uniti la tensione tra gli operatori intermodali e le shipping line sta salendo rapidamente alle stelle.

Al centro della discordia i costi eccessivi del detention and demurrage, ovvero delle extra tariffe applicate per la sosta in piazzale e/o per la riconsegna del container alla compagnia di navigazione oltre il periodo di franchigia, che in America è solitamente di tre giorni.

Le surchages consentono di remunerare i carrier per i loro container e incoraggiano gli spedizionieri e i clienti diretti a restituire l’equipment quanto prima possibile. A causa, però, dei numerosi problemi di congestione che i porti hanno dovuto affrontare nel recente periodo, molte aziende importatrici non sono riuscite a ritirare, svuotare e riconsegnare i container vuoti all’import nei tempi previsti.

A denunciare la situazione, definita «iniqua e poco trasparente», è l’Harbor Trucking Association (HTC), l’Associazione delle aziende di drayage che trasportano la merce dai porti della west coast statunitense (Los Angeles, Long Beach, Oakland, Seattle and Tacoma) ai vicini magazzini.

«L’abuso da parte delle compagnie marittime, e dei terminal portuali, della propria posizione nell’applicazione dei pagamenti di questi extra-costi è già stato ampiamente denunciato nel recente passato» ha dichiarato a Lloyd’s List il chief executive di HTC, Weston LaBar, citando non a caso il Fact Finding n.29 con il quale la Federal Maritime Commission (FMC) ha avviato una investigazione ad ampio raggio sui comportanti assunti dagli ocean carrier nel periodo della crisi pandemica.

Lanciato in marzo, il fact finding ha come scopo quello di identificare soluzioni operative ad alcuni fenomeni che stanno interessando il settore dello shipping, come la riconsegna e la disponibilità dei container vuoti e le tariffe di demurrage e detention praticate nei terminal marittimi. «Il problema è già stato preso in consegna dagli enti organizzatori ma siamo ben lungi dall’averlo risolto» afferma LaBar per il quale la priorità dell’Associazione è quella «di collaborate con i regolatori americani per modernizzare lo Shipping Act and Uniform Intermodal Interchange Agreement e stabilire nuovi diritti per i trucker e gli shipper americani».

In un sondaggio confezionato da HTA, l’89% dei soggetti intervistati ha dichiarato di aver subito notevoli danni al proprio business a causa dell’applicazione delle tariffe di detention e demurrage. Il 64% degli intervistati riporta di aver dovuto pagare extra costi su oltre il 15% dei container “lavorati”.

In America, infatti, i trucker anticipano il pagamento delle tariffe D&D al momento della presa in consegna del container.  Dal survey è emerso come l’80% degli intervistati sia incorso in extra costi pari a 200 dollari per container. Il 18% ha riportato di aver pagato più di 500 dollari di tariffe extra a container.

Per altro è stato rivelato come ad incidere sui port storages e demurrages & detentions sia l’insufficiente sviluppo delle tecnologie dell’ITC nei terminal portuali, cosa, questa, che non ha agevolato lo snellimento delle procedure amministrative.

Il problema è noto da tempo agli addetti ai lavori. Già l’anno scorso, l’associazione europea delle imprese di spedizioni internazionali, dei fornitori di servizi logistici e degli agenti doganali (Clecat ) aveva sollevato la questione raccogliendo informazioni aggiornate sul detention&demurrage, rivelando in certi casi l’abuso da parte delle compagnia marittime della propria posizione e inviando una missiva alla Dg Move nella quale chiedeva un’attenta valutazione sulla prassi di queste condizioni tariffarie.

«Questa crisi sta colpendo tutti gli operatori della logistica – ha concluso LaBar – siamo sicuri che verranno presto trovate soluzioni adatte ad ottimizzare la supply chain».

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