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Datori e lavoratori sul piede di guerra per il rinnovo del contratto

Tensione nel porto di Los Angeles

di Redazione

Nel porto di Los Angeles l’aria è carica di tensione. La partita per il rinnovo del contratto è in salita e la situazione rimane complicata. Ma né i leader sindacali dell’International Longshore and Warehouse Union, che rappresenta gli interessi dei camalli in 29 porti, né i datori di lavoro, rappresentati dalla Pacific Marine Association, intendono alzare il livello dello scontro. Almeno per il momento.

Il contratto, che coinvolge 22.000 lavoratori portuali, è scaduto il 1° Luglio. Al centro delle trattative l’aumento dei salari per i lavoratori sindacalizzati e l’eventuale potenziamento dei processi di automazione (che le compagnie di navigazione auspicano e che i lavoratori, invece, vorrebbero bloccare, perché si tradurrebbe nella perdita di nuovi posti di lavoro).

Secondo quanto riporta Lloyds List i big carrier avrebbero già pronto un piano di emergenza nel caso in cui l’eventuale esito infausto dei negoziati dovesse cagionare problemi di operatività al principale porto della west coast USA.

Ma nessuno all’interno dell’ILWU intende anche soltanto minacciare il ricorso allo sciopero. L’obiettivo, condiviso con la PMA, è anzi quello di rasserenare gli animi, tanto che in una dichiarazione congiunta entrambe le parti hanno dichiarato di non voler in alcun modo bloccare il porto.

“Comprendiamo l’importanza strategica dei porti per le economie regionali e statunitensi e siamo consapevoli della necessità di finalizzare un nuovo contratto per tutta la costa il prima possibile” hanno dichiarato. “Le merci continueranno ad essere movimentate con regolarità fintanto che non verrà raggiunto un accordo”.

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