Sul mercato del trasporto via mare continua a regnare l’incertezza, anche se la prospettiva di un accordo equo tra la Cina e gli USA appare oggi essere un po’ più concreta rispetto al passato.
L’apertura al dialogo da parte di Pechino ha infatti spinto i listini asiatici verso un finale di settimana positivo, con la borse di Tokyo e Hong Kong che sono avanzate dell’1,2 e dell’1,7%.
Mentre gli sherpa sono al lavoro per risolvere i problemi delle relazioni commerciali, e mentre i negoziati tra gli USA e l’UE stanno compiendo dei progressi verso il raggiungimento di una intesa, giovedì scorso i noli di trasporto marittimo di container hanno fatto registrare l’ennesimo calo percentuale sulla settimana precedente, attestandosi, dati Drewry alla mano, ad una media di 2091 dollari per ogni container da quaranta piedi trasportato.
A riportare il maggior declino sono state soprattutto le tariffe di trasporto sulla Shanghai – Rotterdam, diminuite del 5% su base settimanale, a 2202 dollari a FEU, e quelle da Rotterdam a Shanghai e da Shanghai a Genova, entrambe diminuite del 4%, rispettivamente a 464 e a 2889 dollari a FEU.
In diminuzione anche le tariffe sui trade transpacifici, che sono stati impattati più di altri dalla trade war. I servizi di collegamento lungo il trade Shanghai – New York hanno fatto registrare un calo del 3%, a 3500 dollari, mentre sulla Shanghai – Los Angeles il declino è stato dell’1%, a 2.590 dollari.
Nel suo ultimo rapporto di mercato, Clarksons ha sottolineato che se la guerra commerciale dovesse continuare per altri tre mesi prima che i due Paesi raggiungano un qualche tipo di accordo, i flussi principali del commercio transpacifico potrebbero addirittura subire un calo del 10% nell’arco dell’intero anno.
Secondo l’agenzia di brokeraggio, il rallentamento dell’attività economica globale, che dal 2 maggio interessa anche l’e-commerce – violentemente colpito dall’abolizione del de minimis per le esportazioni dalla Cina e da Hong Kong verso gli Stati Uniti – potrebbe avere come conseguenza diretta quella di frenare del tutto la crescita del commercio di container.
Intanto, i big carrier stanno cercando di correre ai ripari e nei giorni scorsi hanno annunciato massicci blank sailing sui trade transpacifici. L’analisi di Sea Intelligence registra su queste tratte un numero elevato di cancellazioni di partenze per la settimana n.19, che parte oggi. Se prima del 7 aprile (ovvero della settimana n.15) erano state programmate per il periodo 5-11 maggio cancellazioni pari al 35% della capacità programmata, a partire dalla settimana n.16 (14-20 aprile) le cancellazioni complessivamente programmate per la settimana n.19 sono salite al 42% della capacità offerta, con un aumento di 7 punti percentuali su base settimanale.
Analizzando i dati, è evidente che l’impatto della guerra commerciale ha indotto molti spedizionieri a sospendere o addirittura annullare le spedizioni. Ciò ha a sua volta ridotto la domanda di trasporto di merce in container, obbligando i vettori a cancellare le partenze.
La cancellazione dei viaggi potrebbe chiaramente avere ricadute positive sulla tenuta delle tariffe di trasporto ma gli occhi rimangono tutti puntati sui rapporti tra USA e CINA e su quello che accadrà nelle prossime settimane. E’ indubbio che la prospettiva di un nuovo Phase-One Deal dopo quello siglato tra i due paesi nel periodo pre-pandemico potrebbe rappresentare la base per il rilancio dei traffici via mare, con un effetto rialzista sui noli.
Questo i vettori lo sanno e c’è chi ha già cominciato a scommettere sulla prospettiva di una veloce risoluzione del conflitto commerciale in corso, tanto da aver annunciato per l’inizio di giugno nuovi Peak Season Surcharge in vista di una forte ripresa delle prenotazioni di merci dalla Cina agli States.
Hapag Lloyd, ad esempio, ha deciso di introdurre a partire dal 1° giugno un nuovo sovrapprezzo di 1000 dollari per container da venti piedi per le spedizioni dall’Asia Orientale verso il Nord America, mentre Maersk ha annunciato l’introduzione un PSS di 2.000-2.500 dollari a container per le spedizioni che vanno dal Medio Oriente e dal Subcontinente Indiano alla costa orientale degli Stati Uniti e del Canada.
“Le compagnie di navigazione stanno continuando ad aumentare le tariffe e lo stanno facendo a dispetto della riduzione del flusso di merce cinese verso gli USA” afferma Linerlytica, sottolineando come la contrazione dei volumi di traffico sia stata talmente pesante da aver costretto i carrier a ridurre del 20% la capacità complessivamente offerta sul trade transpacifico.
Per la società di analisi, la riduzione dei flussi di traffico potrebbe diventare talmente drammatica a maggio da favorire l’imminente urgenza di misure di de-risking che facilitino il raggiungimento di una intesa definitiva tra i due Paesi, dando un nuovo slancio ai flussi di traffico.