Interventi

Il dilemma dei presidenti delle AdSP

Superman senza poteri

di Davide Maresca

Avvocato marittimista

Nei giorni scorsi, due presidenti di Autorità di Sistema Portuale – quello del Mare di Sicilia Occidentale, Pasqualino Monti e quello del Mar Ligure Occidentale, Paolo Emilio Signorini – hanno sollevato, per l’ennesima volta, un dibattito su due fronti diversi ma collegati tra di loro, il primo richiamandosi alla sentenza della corte di Cassazione che ha negato il risarcimento delle spese legali all’ex presidente Giovanni Novi e soffermandosi sul ruolo dei presidenti, il secondo mettendo invece l’accento sulla natura delle Port Authority e sulla necessità di un cambio di passo rispetto al passato.

Dal punto di vista giuridico, c’è la necessità di chiarire alcuni concetti di base che pare emergano dal dibattito e potrebbero, invece, risolvere le esigenze di chiarezza su entrambi i fronti citati.

Primo: le ADSP “imprese” non c’entrano nulla con le ADSP “Società”. La nozione di impresa, prevista dall’ordinamento UE, include qualsiasi ente (pubblico o privato) che riceve un corrispettivo economico in cambio di un bene o un servizio. La Corte di giustizia ha più volte specificato che non ha nessuna rilevanza la forma del corrispettivo (prezzo, canone, tariffa, tassa, imposta, ecc…).

Dalla nozione di impresa consegue l’applicazione delle regole sulla concorrenza, limitatamente ai beni o servizi che sono offerti verso il corrispettivo (e non consegue l’applicazione di altre regole privatistiche societarie).

Questa posizione (oggi subiudice in Lussemburgo), quindi, non ha nulla a che vedere con la previsione di una società per azioni in luogo delle Adsp che sarebbe solo una delle possibili modalità organizzative per svolgere l’attività oggi prestata.

Secondo. Il Parlamento è l’unico che “fa le regole”. L’Autorità di sistema portuale, per legge, fa amministrazione, l’Autorità di regolazione dei trasporti fa regolazione, il Ministero vigila sulle autorità di sistema portuali. Questa ripartizione è l’unica compatibile con la legge e, soprattutto, con l’ordinamento europeo.

Invece (non contenti della procedura d’infrazione già subiudice in Lussemburgo), si assiste costantemente ad una commistione di poteri esercitati da tutte le autorità dello Stato (ADSP, MIMS, ART, Capitanerie) senza tenere conto del basilare (e vincolante) principio di separazione tra attività legislativa, amministrazione, regolajzione e impresa.

Dagli atti del contenzioso a Bruxelles sulla natura delle Autorità Portuali, si legge ad esempio che le Adsp avrebbero funzioni di regolazione, così come le avrebbe l’ART: è possibile? No, se vogliamo rispettare l’ordinamento europeo. La regolazione è una cosa molto precisa e specifica: ossia la verifica dell’equilibrio tra le quattro libertà fondamentali del TFUE e le esigenze pubbliche (non discrezionali ma stabilite dal legislatore) secondo lo standard della Corte UE. Non è altro.

Rimane, quindi, un Ministero con una funzione di vigilanza “stretta” tra le esigenze di troppe autorità che esercitano le stesse competenze sovrapponendosi l’un l’altra e sostituendosi persino al Ministero stesso (si pensi ai moltissimi Regolamenti concessioni e all’unico mancante è previsto dalla legge: quello nazionale).

Terzo. In tutto questo i vertici (Presidenti) sono evidentemente sovra-caricati di competenze che le strutture delle Autorità intendono esercitano a macchia di leopardo e secondo logiche non giuridicamente chiare.

Ed è vero: i vertici delle Autorità dovrebbero essere dei “Supermen” per affrontare questo carico disordinato di provvedimenti: per comprenderli, studiarli, riformarli, farli approvare. Devono essere legislatori, amministratori, regolatori e vigilanti. Tutto contemporaneamente.

Ed allora sì che lo “statuto lavorativo” del Presidente di Adsp non può certo dirsi adeguato: in primis manca il potere di volare, come Superman. Che poi, forse, sarebbe la cosa più importante almeno per poter avere una visuale più ampia e distaccata dalle logiche degli uffici che, per loro natura, sono inghiottiti da una quotidianità che non può farsi carico di scelte che dovrebbero essere strategiche.

Insomma, restituiamo alle Autorità il ruolo di amministrazione vera, all’ART di regolatore e al Ministero di strategia e vigilanza sulla coerenza dell’amministrazione.

Basta commistioni e incertezza del diritto dilagante. Partiamo dalla base per fare ordine su chi fa cosa. Poi passeremo al come. Ma tutto questo lo può fare solo il Parlamento, magari su proposta di un Governo un po’ più lungimirante.

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