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Lavoro e nuove tecnologie

Navi autonome, adesso è guerra

di Redazione Port News

Harold J. Daggett, presidente dell’International Longshoremen’s Association (ILA), ha un messaggio per tutte le compagnie di navigazione che intendono utilizzare portacontainer autonome senza equipaggio: «State lontane dai nostri porti».

Mentre si moltiplicano gli annunci di prove dimostrative per testare la nuova tecnologia della guida autonoma, il sindacato dei lavoratori portuali della East Coast di USA e Canada, Gulf Coast, Great Lakes e Puerto Rico, sale sul piede di guerra.

Dagget si dice preoccupato da quanto emerso sulla stampa in queste settimane: la Norvegia, il Giappone ma anche la Cina, si stanno preparando a far scendere in acqua navi completamente autopilotate in grado cioè di raggiungere il punto di destinazione grazie alla guida satellitare, ai sensori di bordo e all’intelligenza artificiale.

Pochi giorni fa, ad esempio, un noto distributore di generi alimentari, Asko, ha siglato un accordo la norvegese Kongsberg Maritime and Massterly, joint venture di Kongsberg Wilhelmsen, per trasferire su mare la merce trasportata attualmente su gomma. La notizia è che le navi, due in tutto, saranno elettriche e automatizzate.

Intanto, il mese prossimo entrerà in servizio su una rotta a corto raggio tra Dongjiakou e Qingdao, l’AV Zhi Fei, nave mercantile da 300 TEU completamente automatizzata e sviluppata da Navigation Brilliance (Qingdao) Technology in collaborazione con la Dalian Maritime University e il China Waterborne Transport Research Institute.

Quale sia il pomo della discordia è presto detto: «I lavoratori di tutto il mondo sono attaccati dalla minaccia dell’automazione da parte di aziende avide, interessate solo a fare soldi e ad eliminare i lavoratori che li hanno aiutati a costruire il loro successo e le loro aziende» afferma Dagget, che aggiunge: «Faremo tutto il possibile per salvare i nostri posti di lavoro».

Dagget ricorda come nel 2018, l’ILA abbia siglato un accordo storico con l’associazione datoriale United States Maritime Alliance (USMX) per impedire lo sviluppo dell’automazione nei porti in cui la Labor Union vanta una presenza rappresentativa. In cambio, l’ILA si era impegnata a mantenere i livelli di produttività al di sopra degli standard garantititi dalle nuove tecnologie.

Il leader sindacale non lascia spazio ad alcuna possibile trattativa negoziale: «I lavoratori rappresentati dall’ILA non lavoreranno mai una nave senza equipaggio a bordo». Dagget sottolinea come le stesse società che oggi stanno lavorando allo sviluppo dell’automatizzazione a bordo nave stiano anche pianificando la possibilità di automatizzare anche il carico e lo scarico delle merci.

«Continueremo a negoziare per l’assenza di automazione o apparecchiature automatizzate nei porti dell’ILA» ha affermato il presidente Daggett, «e chiederemo che non sia nemmeno consentito l’uso di apparecchiature semiautomatiche, anch’esse responsabili della graduale e progressiva eliminazione dei nostri posti di lavoro».

Il leader dell’ILA spera che tutti i sindacati marittimi degli Stati Uniti si uniscano all’ILA rifiutando di autorizzare navi portacontainer autonome. L’obiettivo primario è quello di ottenere l’edorsement della International Dockworkers’ Council (IDC), federazione internazionale che raggruppa oltre 120.000 lavoratori portuali in tutto il mondo.

«Ora più che mai, i lavoratori portuali, assieme ai lavoratori marittimi, devono unirsi per combattere questa importante battaglia contro l’automazione», ha concluso Daggett.

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