Foto di Mario Bellagotti - © AdsP Mar Tirreno Settentrionale
Memorie

Lo scalo labronico recensito da un grande scrittore

A Livorno i guardiani del porto ricevono una paga troppo alta

di Charles-Louis de Secondat, barone di La Brède e di Montesquieu

Brano tratto da “Voyages de Montesquieu” (1894-1896)

Livorno è a 14 miglia da Pisa. È una città molto bella, assai popolata e ben fortificata. Le strade sono larghe, dritte, ben aperte. La piazza è molto grande e la città è ridente. Ci sono forse 40.000 anime di ogni nazione: greci, ebrei, armeni, cattolici e protestanti; ma gli ebrei sono circa 6 o 7.000 e assai protetti dal governo.

La nazione inglese, principalmente, vi detiene il commercio e dopo di essa anche la nazione francese e quella olandese. In verità il commercio esercitato dagli inglesi vi aumenta, mentre quello die francesi diminuisce sempre di più.

Il mare avanza sulla terraferma e forma una specie di golfo ed è là che è stato costruito il porto di Livorno, costituito da un molo. La parte finale del porto è situata all’incirca verso Sud e il molo verso ovest o Sud/Ovest. A Nord/Ovest vi è l’entrata del porto, che misura da 50 a 60 tese, dopo di che c’è un bassofondo che impedisce ai vascelli d’entrare per di là.

Più verso Nord vi è un luogo dove si controlla la salute e qui c’è una grande torre di marmo. Tutta questa parte del porto ha un bassofondo e qui il fondale si è formato naturalmente. All’entrata l’acqua è profonda 7 o 8 tese; dalla parte del molo ce ne sono due, due e mezzo, tre e talvolta anche di più; nella parte Nord/Ovest e in quella della torre di marmo ci sono talvolta solo due o tre piedi e i vascelli non possono passarci, ma si mantengono lungo il molo.

Ci sono due macchine, pressappoco simili a quelle di Venezia, incessantemente occupate durante i giorni lavorativi a svuotare e a pulire il porto. A ciò si fanno lavorare gli schiavi. […]

Il vertice del molo è difeso da una piccola e bassa fortificazione, dove ci sono batterie di cannoni. Ciò è molto efficace per difendere il porto, ma se il nemico se ne impadronisse devasterebbe da qui alla città. Da questa torre si avverte anche la città del numero di vascelli e di galee che appaiono sulla costa.

La torre dove vi è il faro è dietro il molo; il male è che essa è troppo vicina al porto e alla montagna che è situata dietro a 3 o 4 miglia verso Sud/Est, poiché la notte i contadini accendono dei fuochi e i piloti corrono il rischio di sbagliarsi e di andare a schiantarsi contro la costa: ciò è già capitato.

Dalla torre del faro si vede a Ponente e a Libeccio l’isola della Gorgona e la Capraia; a Mezzogiorno la Corsica e, più verso la terra, l’Elba. Si vede a Mezzogiorno e a Scirocco Piombino.

La Meloria è uno scoglio a 5 miglia a largo e a causa di una nave che lì si era perduta vi è stata costruita una torre. Intorno a questo scoglio c’è uno spazio di diverse miglia, in cui le navi non possono passare.

Alla punta del capo che si trova verso Sud, c’è un luogo dove stanno sempre alcuni uomini a cavallo: ce ne sono sempre 12 fuori per controllare le coste. Durante l’estate ci sono sempre, nel porto di Livorno, una quindicina di vascelli stranieri; nelle altre stagioni anche di più; durante l’inverno 50, 60 e anche 70.

La parte del porto verso levante che volge a terra è formata da una striscia di terreno che è stata consolidata con palafitte e con la ghiaia; su di essa sono stati costruiti dei depositi e rappresenta una forte muraglia. Tutto ciò separa il porto da un altro piccolo porto chiamato Darsena, che serve solo per le galee del Granduca e le barche.

Oltre alla piccola fortificazione, che noi abbiamo detto essere alla punta del molo, c’è anche il castello vecchio, che è dalla parte del mare ed è bagnato dalla Darsena che l’abbraccia da Nord/Ovest. C’è anche la fortezza nuova, che è dalla parte di terra. Livorno è ben fortificata grazie anche alle due fortezze. Il mare entra nei fossi della città e delle fortezze e la circonda da una parte all’altra.

Il mare contribuisce anche a formare un canale, il quale va da Pisa e prosciuga tutta la zona, che prima era in parte paludosa; con cura si mantiene in buono stato questo canale, per mezzo di macchine che tolgono la melma e dopo che è stata compiuta quest’opera l’aria di Livorno è diventata salubre. […]

È impossibile vedere questa città senza avere una buona idea del governo dei Granduchi, che hanno fatto qui lavori così grandi e così buoni e che hanno reso una città fiorente e un buon porto malgrado il mare, l’aria e la natura.

Se c’è qualcosa da ridire circa le fortificazioni è che esse sono troppo belle e troppo considerabili per il suo principe, poiché esse chiedono una notevole guarnigione. Il Granduca, che mantiene quasi 3.000 uomini, è obbligato a lasciarne qui una gran parte. Egli dà alle sue truppe una paga troppo alta e con quella che egli elargisce potrebbe avere un terzo di truppe in più.

Torna su