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Livelli di profittabilità ai minimi per i global carrier

Addio ai guadagni stellari nei container

di Redazione

Crollano i livelli di profittabilità nel business del trasporto marittimo di container. Dopo due anni molto redditizi, il mercato sta dirigendo la prua verso una nuova normalità post-pandemica.

A certificarlo è Sea Intelligence nel suo ultimo report: nel secondo trimestre dell’anno il rapporto cumulato Ebit per Teu trasportato dei primi global carrier è calato del 90%  rispetto allo stesso periodo del 2022, a 3,2 miliardi di dollari.

Tra le compagnie di navigazione analizzate, OOCL è quella che ha fatto registrare i maggiori profitti operativi, con un rapporto EBIT/TEU pari a 305 dollari. A seguire Hapag-Lloyd, Maersk e One, che hanno chiuso il periodo con un rapporto EBIT/TEU rispettivamente di 298, 207 e 137 dollari.

Fra i maggiori global carrier Zim è, assieme a Wan Hai, la società che ha mostrato le maggiori difficoltà in termini di risultati finanziari.

Una delle ragioni che sta alla base del calo della redditività è stata sicuramente la diminuzione delle tariffe di trasporto, che tra le varie compagnie analizzate sono scese mediamente di un range compreso tra il 48 e il 67%.

Nonostante il vettore israeliano abbia visto aumentare nel periodo di riferimento i propri volumi  di carichi containerizzati dello 0,5% su base annuale, a 860 mila TEU, i suoi ricavi sono diminuiti del 61,8% sullo stesso periodo dell’anno precedente, a 1,31 miliardi di dollari. Il margine operativo lordo è diminuito dell’87,9%, a  254 milioni di euro. Nel periodo di riferimento le tariffe sono crollate a 1193 dollari per TEU, il 67% in meno su base annuale e il 14% in meno rispetto al primo trimestre.

La pessima situazione finanziaria starebbe spingendo ZIM a razionalizzare i propri servizi di collegamento via mare. Tra le ultime decisioni rese note nei giorni scorsi, quella di sospendere tre servizi tra l’Asia, l’Australia e la Nuova Zelanda (CAX, TFX e N2A) e di sostituirli con nuovi servizi operati in cooperazione con MSC.

Secondo quanto riferito da Alphaliner, con questo nuovo Vessel Sharing Agreement, Zim schiererà tre delle sette navi da 5.000 teu utilizzate da MSC nel proprio servizio di collegamento tra l’Asia e l’Australia, denominato Panda, che ZIM ribattezzerà con il nome di ZAX.

Allo stesso modo, ZIM ha deciso di sostituire i servizi TFX e N2A con i nuovi ZAO e ZOX, che dovrebbero essere operati congiuntamente con MSC attraverso una serie di slot charter agreement nei due servizi gestiti dal vettore italo-svizzero Kiwi Express e Capricorn.

Per il Lloyd’s List, l’idea di rivedere/ristrutturare alcuni dei propri collegamenti nasce dalla necessità, per ZIM, di ridurre la propria sovraesposizione nelle poco redditizie rotte transpacifiche e intra-asiatiche, che rappresentano rispettivamente il 38 e il 28% dei volumi di carichi containerizzati trasportati dalle navi del carrier israeliano. Lungo i collegamenti ben più redditizi tra l’Asia e il Mediterraneo e quelli atlantici, il vettore è invece sottoesposto.

“Non è la prima volta che ZIM offre servizi di collegamento in partnership con MSC e Maersk” dichiara la senior transport consultant di MDS Transmodal, Antonella Teodoro. “Il divorzio tra MSC e Maersk e la fine dell’alleanza 2M non freneranno le partnership operative tramite consortia o VSA”.