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Interviste

Intervista a Phantian Zuesongdham

Amburgo, banchine ad alto QI artificiale

di Marco Casale

Se nei porti italiani la digitalizzazione delle procedure si sta via via facendo strada con esempi d’eccellenza come a Livorno o Bari, ad Amburgo le tecnologie 4.0 (Internet of things – IoT, Blockchain, Intelligenza  artificiale, ecc.) sono ormai da diverso tempo parte integrante della quotidianità.

Ne sa qualcosa Phantian Zuesongdham che nell’Hamburg Port Authority dirige la sezione Digital and Business Trasformation: nel porto tedesco, l’innovazione digitale non è un semplice vessillo da innalzare alla fiera della vanità, ma qualcosa di concreto che ha nomi e cognomi, e processi distintivi che nel corso del tempo si sono andati evolvendo: «Il Port Community System lo abbiamo inventato trent’anni fa ed è stato il primo vero passo che abbiamo compiuto in direzione della digitalizzazione. La comunità portuale da noi è coesa e collabora da tempo nell’ambito del PCS per facilitare lo scambio di informazioni tra gli attori della filiera, per semplificare le procedure e rendere più efficiente e sicuro il flusso delle merci tra il porto e l’hinterland».

Sul lato portuale, la Port Authority ha saputo facilitare lo sviluppo dell’ICT «digitalizzando le procedure di imbarco e sbarco, ingresso e uscita dai nodi portuali e ottimizzando i processi di controllo merci». Tutte le informazioni utili, come quelle relative alla disponibilità di infrastrutture e al flusso di traffico in porto, sono state incorporate all’interno del Dynamic Traffic Information Display (DIVA). Ce ne sono diversi disseminati nel Porto di Amburgo, e sono consultabili da tutti gli utenti portuali.

E poi c’è il 5G, sul cui sviluppo il porto di Amburgo ha investito e sta investendo molto: «Nel 2018 e nel 2019 il nostro scalo portuale è stato in Europa uno dei primi banchi di prova per le applicazioni industriali della rete di ultima generazione. Con il progetto europeo 5GMoNArch abbiamo esplorato diversi casi di applicazione del 5G agli ambiti logistico-portuali, testandone le potenzialità nell’ambito del rilevamento delle informazioni ambientali, in quello della comunicazione in tempo reale, oppure usando la nuova rete mobile su un’appliazione ITS per il controllo da remoto di un semaforo».

Phantian Zuesongdham, che partecipa per conto dell’Autorità Portuale al Digital Transport & Logistics Forum (DTLF), sa quanto sia oggi importante supportare la Commissione Europea e le istituzioni internazionali nel tentativo di coniugare obiettivi di efficientamento logistico e trasportistico con quelli di sostenibilità ambientale e security in ambito portuale.

I porti più avanzati d’Europa stanno aprendo veri e propri distretti dell’innovazione, sostenendo le start up e organizzando i cosiddetti Hackathon, eventi al quale partecipano, a vario titolo, esperti di settore con l’obiettivo di aumentare l’attenzione sul business digitale. Amburgo non è da meno: «L’ITS Hackathon è una delle tante attività che la Port Authority ha promosso nel 2019, invitando le start-up, le giovani aziende, le università o gli incubatori di imprese a partecipare all’iniziativa e a proporre idee su un tema specifico che abbiamo scelto di sviluppare: AI meets ITS».

A detta della dirigente dell’Autorità Portuale amburghese, l’evento è stato soddisfacente sotto ogni punto di vista: «Ad aggiudicarsi il primo premio è stata una start-up che ha presentato un progetto incentrato sull’implementazione della intelligenza artificiale nei servizi di mobilità dedicati agli anziani e ai nativi non digitali».

Ma non è tutto oro quel che luccica: la modernizzazione dei cicli e dei processi trasportici sta aprendo la strada anche a molti interrogativi. A preoccupare gli stakeholder e, soprattutto, i lavoratori portuali, è l’equazione secondo la quale alla digitalizzazione corrisponderebbe una diminuzione del tasso di occupazione.  L’innovazione digitale consentirà il ricollocamento dei lavoratori oggi considerati a rischio? La perdita dei posti di lavoro verrà compensata dalla creazione di nuove occasioni occupazionali in ambiti professionali più qualificati? Il sistema educativo, in Europa ma soprattutto in Germania, è pronto per questa sfida?

«Non abbiamo ancora una risposta a tutte queste domande» afferma Zuesongdham. «Per affrontare le sfide del futuro avremo bisogno di definire per le nuove generazioni un range di nuove competenze».

L’obiettivo può essere raggiunto solo definendo un nuovo sistema formativo: «Occorre cercare i giovani fin da quando iniziano il loro percorso scolastico, occorre offrire loro nuove esperienze curriculari in un settore come il nostro che risulta essere molto complesso ma anche molto affascinante. Ci troviamo all’alba di una grande trasformazione: abbiamo bisogno di nuove idee, di innovazione e menti fresche che sappiano plasmare il futuro, delineando i nuovi scenari di business che verranno a formarsi di qui a dieci anni».

Ad Amburgo i cittadini, in particolare gli studenti, hanno piena consapevolezza delle potenzialità che può esprimere il loro porto: «Gli abitanti considerano lo scalo come elemento integrante della loro vita quotidiana e la stessa Autorità Portuale ha non pochi contatti con il Consiglio Comunale e il Ministero locale per l’innovazione digitale nei porti. Il progetto “Porto sostenibile” è uno dei maggiori esempi che cito più volentieri quando mi soffermo a parlare delle relazioni tra il porto e la città: da noi non è insolito che le istituzioni e gli stakeholder si riuniscano a discutere di come rendere la città portuale più vivibile e sostenibile. In fondo, anche questa è innovazione».

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