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Tendenze di mercato

Cantieri cinesi, un predominio che scricchiola

di Redazione

Non si placa la fame di tonnellaggio di MSC, ad oggi primo armatore container al mondo.

Dalla Cina rimbalza la notizia che il gruppo di Gianluigi Aponte ha messo a segno nuovi ordini per dieci nuove portacontainer di grandi dimensioni.

Il global carrier svizzero si è rivolto ancora alla cantieristica cinese per la sua nuova fase di espansione.

Hengli Heavy Industries a Dalian ha ottenuto un contratto per la costruzione di due unità dual fuel da 22.000 TEU di capacità.

Il cantiere Zhoushan Changhong ha acquisito una commessa per la costruzione di altre due portacontainer dual fuel da 21.700 TEU di capacità, mentre al colosso statale China Merchants Heavy Industry (CMHI) è stato affidato l’ordine più sostanzioso, consistente nella costruzione di tre navi, più altre tre opzionali, da 21.000 TEU di capacità.

Per il primo quartetto di navi la consegna prevista è per il 2029, mentre il primo terzetto di navi ordinato a CMHI dovrebbe essere consegnato nel 2028. Da notare che tutte e sette le navi ordinate sono in grado di essere alimentati a GNL.

Il primo dato da segnalare è che con questi ordini il carrier sta cercando di mettersi in linea con i nuovi standard raggiunti dai suoi competitor sul fronte della decarbonizzazione. E il Gas Naturale Liquefatto sembra essere il carburante più utilizzato per la transizione verso il NET ZERO.

Ad oggi è CMA CGM a detenere il primato in questo campo, con oltre 70 portacontainer a GNL presenti nella sua flotta. Con la consegna di due recenti newbuilding  (la MSC Savannah da 16000 TEU e la MSC Insa da 11.480 TEU), la flotta attiva a GNL del liner italo-svizzero ha però toccato quota 60 e potrebbe raggiungere le 67 unità entro il 2029.

Altro dato da evidenziare è la valenza particolare di questi contratti. Nonostante la spada di Damocle delle misure shock sulle navi cinesi proposte a fine febbraio dal U.S. Trade, la società armatoriale guidata da Aponte sta continuando a rivolgersi al mercato cantieristico cinese, che rimane un player di mercato indispensabile.

Alphaliner segnala come la metà della capacità mondiale di navi portacontainer in servizio sia stato costruito dalla Corea del Sud. La Cina figura al secondo posto con il 29,1% dello share mondiale.

L’analisi del portafoglio ordini restituisce però un’altra realtà. Ad oggi il 72,3% delle newbuilding risulta essere stato commissionato ai cantieri cinesi, contro il 19,4% della Corea del Sud. In termini di capacità, l’impero del Dragone controlla il 71,9% della capacità in ordine contro il 22,1% della Corea del Sud.

Quello della cantieristica cinese è un predominio che viene da lontano e che però sta cominciando a far sentire i primi scricchiolii.

BIMCO segnala infatti come nella prima metà del 2025 la quota cinese di contratti di nuove costruzioni sia scesa al 52% dal 72% dei sei mesi precedenti. “Le crescenti preoccupazioni relative alle tasse portuali dell’USTR sulle navi cinesi nei porti statunitensi hanno probabilmente contribuito a una diminuzione dei contratti in Cina” scrive l’associazione armatoriale, sottolineando come questa tendenza sia stata ulteriormente amplificata da un calo dei contratti navali a livello globale, che secondo Clarksons sono crollati del 54% su base annua, attestandosi a 19,8 milioni di tonnellate lorde tra gennaio e giugno.

Sempre secondo la consultancy firm, i prezzi complessivi delle nuove costruzioni sono diminuiti dell’1% nel primo semestre, sebbene l’indice sia rimasto del 29% superiore alla media decennale. I prezzi delle navi mercantili alla rinfusa sono diminuiti del 2-4%.

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