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Esperti a confronto ad un convegno organizzato da Arcom

Dazi Trump, nuova minaccia per l’Italia?

di Redazione

Sembrano concretizzarsi gli annunci fatti in campagna elettorale da Donald Trump. Ieri, durante il discorso di insediamento, il neo presidente americano ha annunciato la possibile introduzione di nuove tariffe doganali a danno di quei paesi europei che registrano il maggior surplus commerciale. Al secondo posto, subito dopo la Germania, c’è l’Italia.

Quali potrebbero essere le ricadute per il nostro Paese se il Tycoon dovesse effettivamente decidere di introdurre i nuovi dazi? Di questo hanno parlato gli esperti riunitisi stamani al convegno organizzato da Arcom Formazione e dedicato al tema. Presenti  Giorgio Sacerdoti, Professore emerito di diritto internazionale ed europeo all’Università Bocconi; Sara Armella, Direttore Scientifico di ARcom Formazione e Presidente della Commissione Dogane e Trade Facilitation ICC Italia; Enrico Perticone, Professore di Merceologia Doganale all’Università di Chieti e Pescara e Membro della Commissione Ministeriale per la Riforma Doganale; Nicolò Andreini, Head International Affairs Department Confindustria Trento

“Quello che abbiamo di fronte è uno scenario da non sottovalutare” ha dichiarato Sara Armella, rispondendo a una domanda del moderatore, Nicola Capuzzo, direttore di www.shippingitaly.it.  “Il mercato statunitense è cruciale per il nostro export, contribuendo con il 10,4% delle esportazioni italiane” ha aggiunto, ricordando come durante il suo primo mandato Trump avesse già applicato tariffe aggiuntive su molte eccellenze dell’export italiano, come vino, olio, pasta, formaggi mande in Italy, oltre che su acciaio e alluminio, cui l’Europa rispose imponendo un incremento delle tariffe su prodotti agricoli, motociclette e bourbon.

Sara Armella ha citato tre studi specifici per evidenziare l’impatto che i dazi annunciati da Trump potrebbero avere sull’economia italiana. Il National Board of Trade svedese ha stimato ad esempio che l’introduzione di nuovi dazi sui prodotti europei, tra il 10 e il 20%, potrebbe provocare un decremento annuale delle esportazioni nell’ordine del 16% annuo, con una incidenza su alcuni settori importanti, come quello dei macchinari industriali, quello farmaceutico, chimico e dell’automotive.

Anche le stime condotte da Prometeia prefigurano uno scenario inquietante per il nostro Paese: se l’aumento del 10% delle tariffe interesserà soltanto i prodotti già sottoposti a dazio, per l’Italia il costo aggiuntivo del nuovo protezionismo americano  potrebbe superare  i 4 miliardi di dollari, arrivando a 9 miliardi nel caso in cui ci fosse un aumento delle tariffe generalizzato per tutti i beni esportati.

Un terzo studio evidenzia infine per l’Italia una riduzione del PIL nell’ordine dell’1% se Trump dovesse decidere di introdurre le nuove tariffe doganali.

“Dal memorandum appena pubblicato dall’amministrazione Trump si evince come la politica dei dazi annunciata dal presidente americano sembri interessare tutti i paesi nei confronti dei quali gli USA abbiano una bilancia commerciale squilibrata” ha concluso Armella, suggerendo insomma come i dazi vengano usati da Trump come arma non convenzionale per proteggere le imprese americane e per riequilibrare la bilancia commerciale degli USA.

Durante il convegno, il docente universitario Enrico Perticone ha però fatto osservare come dal 2018 ad oggi l’export italiano verso gli USA abbia retto molto bene agli urti della politica protezionistica americana. “Oggi le esportazioni nazionali verso gli Stati Uniti valgono 67 miliardi di dollari. Nel 2016 valevano 37 miliardi. C’è stato dunque in questi anni un incremento dell’80% dell’export italiano verso gli USA, a fronte di una crescita sul mercato mondiale di 40 miliardi” ha dichiarato.

“Se nel 2018 le esportazioni verso gli Stati Uniti valevano 42 miliardi di dollari, i valori sono tendenzialmente aumentati di anno in anno, con l’unica eccezione rappresentata dal 2020, anno in cui abbiamo avuto il picco della crisi pandemica. Ne consegue che la politica daziaria di Trump non ha poi danneggiato troppo l’Italia” ha detto Perticone.

“Certo, ora occorrerà valutare il portato delle nuove tariffe. Gli impatti andranno analizzati nel medio-lungo periodo”.