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Aumenta il numero dei casi di abbandono in mare

E il naufragar non m’è dolce

di Redazione

Il settore marittimo sta affrontando una crescente crisi umanitaria, quella degli equipaggi alla deriva. Nel 2022 sono stati 103 nel mondo i casi di abbandono nave, 1682 i seafarer lasciati letteralmente in balia del mare, spesso senza elettricità o acqua corrente, senza alcuno stipendio e la possibilità di ritornare a casa.

Lo ha certificato RightShip, la piattaforma marittima digitale fondata con la mission di promuovere la sostenibilità ambientale e sociale in mare sulla base della valutazione dei criteri ESG (environmental, social and governance).

Numeri così’ alti sono l’effetto dell’onda lunga della crisi pandemica e del conflitto in Ucraina, con casi registrati in tutti i Paesi del mondo, a cominciare da Emirati Arabi, Spagna e Turchia.

Secondo la normativa dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, una nave risulta abbandonata dal suo armatore se l’equipaggio a bordo non riceve lo stipendio da oltre due mesi o non paga il rimpatrio ai marittimi perché possano tornare al loro Paese.

Dal 2016 ad oggi i casi registrati da Rightship sono aumentati in modo esponenziale. Negli ultimi 20 anni 9925 marittimi risultano essere stati abbandonati su oltre 700 navi mercantili. Il totale degli stipendi non pagati ha raggiunto in questo arco di tempo l’iperbolica somma di 40 milioni di dollari.

Secondo il rapporto, la maggior parte dei marittimi abbandonati proviene dall’India, con 1.491 seafarer alla deriva. Il numero maggiore dei casi si verifica a bordo delle navi general cargo (31%), seguite dalle navi portarinfuse (8,2%) e dalle navi cisterna (7,2%).

“Quando vengono abbandonati a bordo delle navi, i marittimi sono lasciati soli a se stessi mentre le società armatoriali evitano di assumersi la propria responsabilità” afferma il ceo di RightShip, Steen Lund.

“Gli operatori con scarsa considerazione per il benessere e i diritti umani del loro equipaggio non dovrebbero essere autorizzati a continuare” ha aggiunto Lund, sottolineando però come le questioni ambientali e sociali e la crescente volontà politica di agire stiano oggi facendo diventare le tematiche ESG un aspetto critico delle operazioni di un’azienda.

A differenza del passato, in cui gli investitori erano più interessati a investire in aziende attraenti solo dal punto di vista economico, oggi si assiste a una nuova generazione di soggetti socialmente consapevoli che vogliono investire in organizzazioni con gli stessi principi e valori morali in cui loro credono.

L’implementazione delle normative di conformità ESG sta spingendo un numero crescente di noleggiatori, banchieri e finanziatori a dimostrare la dovuta diligenza quando si tratta di selezionare i propri partner e i casi di abbandono in mare si riflettono negativamente su armatori e gestori di navi.

Da questo punto di vista, RightShip riporta come oggi i noleggiatori siano sempre di più intenzionati a scegliere vessel owner e manager che si siano pubblicamente impegnati a rispettare elevati standard sul benessere degli equipaggi. Nel 2023, 226 società armatoriali od operatori hanno già aderito alla causa promossa da Rightship, pre-compilando i Crew Welfare Self-Assesment. Per Lund si tratta di un notevole passo in avanti anche se molto resta ancora da fare per risolvere definitivamente il problema dei casi di abbandono in mare.

“Ci sono più di mille società armatoriali che non hanno ancora risposto ai questionari di conformità sul benessere degli equipaggi” ha concluso.

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