© Irene Taddei
Interviste

Colloquio con Donato Carlea

I progetti non devono avere incognite

di Marco Casale

I porti sono incagliati nella burocrazia? «Oggi a soffrire di questo vulnus non sono soltanto gli scali portuali ma tutto il Sistema Paese. C’è un problema di visione e di scarsa conoscenza della storia delle opere pubbliche».

A parlare è il numero uno del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, Donato Carlea, un uomo di cantiere – come lui stesso ama definirsi – e uno che il territorio italiano lo ha girato in lungo e in largo.

Progettista, direttore dei lavori, ingegnere capo e collaudatore di numerose e importantissime opere pubbliche, Carlea sa che i ritardi procedurali, autorizzativi e progettuali che spesso minano l’iter realizzativo di un’opera, sono innanzitutto dovuti a problemi di programmazione e pianificazione: «L’Italia è il paese dove gli appalti vengono spesso affidati sulla base di progetti che per l’eccessiva fretta con cui vengono confezionati risultano carenti in più parti».

L’obiettivo è sempre il solito: appaltare il progetto in tempi rapidi, spesso ricorrendo al criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa.

Ma non sempre la fretta e l’affidamento effettuato con questo sistema portano a buoni risultati: «Potrei portarle tanti esempi di lavori che in corso d’opera si sono bloccati a causa di evidenti carenze progettuali: si parte con l’obiettivo di risparmiare, si finisce poi con il dover pagare di più per via delle lunghe sospensioni dei lavori e delle numerose varianti che si rendono necessarie per aggiustare il tiro».

Lo stesso ragionamento vale per i dragaggi: «La caratterizzazione dei materiali da escavo è un lavoro faticoso ma strategico e non può essere bypassata in nome dell’efficientismo. Non esistono scorciatoie. Ne va della salvaguardia del nostro ecosistema».

Nel mondo ideale di Carlea i progetti incompleti non dovrebbero esistere: «Zero incognite: le assicuro che un intervento che poggi su un livello di conoscenza completo in ogni dettaglio non può che essere realizzato in tempi ragionevoli. È su questo che bisogna lavorare, più ancora che sullo snellimento della burocrazia, che pure è indispensabile».

Il presidente del Consiglio Superiore dei LL.PP. ricorda come siano state da poco emanate le nuove norme tecniche di costruzione (con DM  17 gennaio 2018) e la relativa circolare applicativa: «Entrambe hanno puntato tra le altre cose sui livelli di conoscenza necessari per realizzare opere sicure, a prova di terremoto e non solo. Ecco, la battaglia che sto portando avanti senza requie è quella di estendere questi concetti in tutti gli ambiti operativi che riguardano sia le opere pubbliche che quelle private».

Il presupposto è sempre lo stesso: «Se un progetto non avesse più incognite, non si presenterebbero – salvo per cause di forza maggiore, impreviste e imprevedibili – nuove aggiunte di spesa per realizzare i lotti funzionali. Le assicuro inoltre che in questo modo il contenzioso si ridurrebbe decisamente sino a toccare punte del 90%».

Ma siamo certi che in Italia si vogliano realmente “abolire” le contese giudiziarie? «Ho i miei dubbi – ammette Carlea – il contenzioso fa gli interessi di alcune categorie professionali, non certamente di imprese e tecnici, che sono le figure fondamentali per la realizzazione delle opere pubbliche e private. La verità è che nel nostro Paese il cosiddetto principio della “centralità del progetto” introdotto dalla legge Merloni non è mai stato veramente applicato».

L’Italia dispone però di tutti gli anticorpi (anche normativi) necessari per respingere il contagio della cattiva burocrazia e questo vale anche per le autorizzazioni nei procedimenti in materia ambientale. «La legge n.241 del 1990 ha introdotto la Conferenza dei Servizi come modello organizzativo procedimentale grazie al quale è possibile il confronto simultaneo di tutti i soggetti a vario titolo interessati alla realizzazione dell’opera, ed è ancora oggi una delle migliori leggi mai scritte».

L’esperto ingegnere ne è convinto: «La normativa, sia pure con le varie novazioni introdotte nel corso degli anni, funziona bene e garantisce l’esame contestuale degli interessi coinvolti nel procedimento. In Italia inoltre è dimostrato che anche i pareri ambientali (VIA e VAS) possono essere rilasciati in tempi rapidissimi».

Carlea fa un esempio concreto: «Recentemente il Consiglio Superiore si è espresso in termini positivi sulla realizzazione della variante in galleria della Statale Regina, che si snoda interamente nella provincia di Como. Quasi contemporaneamente, il Ministero dell’Ambiente ha rilasciato il parere favorevole sulla Valutazione di Impatto Ambientale, consentendo che l’intervento possa essere posto in appalto rapidamente».

Insomma, se lo desiderano, gli Enti possono dialogare senza troppe perdite di tempo ma ci vuole un cambio di mentalità: «L’amministrazione pubblica deve tornare a interlocuire responsabilmente con le imprese private che operano nel mercato degli appalti e dare anzi priorità al sistema di appalto basato sul dialogo competitivo, che non può essere più ignorato. La stazione appaltante deve essere oggi oggettivamente in grado di definire i mezzi tecnici per soddisfare le sue necessità o i suoi obiettivi prima ancora di arrivare ad appaltare il progetto esecutivo e immediatamente cantierabile di un’opera».

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