Focus/Osservatorio Ambiente

Le sfide e le opportunità per il settore marittimo

Il business della sostenibilità ambientale

di Redazione

Una cosa è certa ed è ormai assodata: il 2023 non porterà ai big carrier le stesse soddisfazioni dei due anni precedenti.

Il continuo calo delle tariffe e la difficile situazione conginturale stanno spingendo le compagnie di navigazione attive nel traporto marittimo di container a rivedere al ribasso le proprie guidance per l’anno. Utili in calo e previsioni al di sotto delle aspettative sono ormai elementi che ricorrono continuamente nei documenti finanziari presentati dai vettori quotati in borsa.

ZIM è stato l’ultimo vettore in ordine di tempo a prevedere per l’anno in corso un EBIT nettamente inferiore a quello generato nel 2022: l’utile netto operativo rettificato dovrebbe oscillare tra i 100 e i 500 milioni di dollari. Una bel salto indietro rispetto alla cifra record dei 6,15 miliardi di dollari portati a casa nel 2022.

In un mercato sempre più sfidante, la maggiore sensibilità verso il tema della sostenibilità ambientale può diventare però una importante fonte di guadagno.

Citando la consultancy firm Braemar, è il periodico Lloyd’s List a far presente come nel mercato time-charter le navi feeder eco-compatibili da 2500 TEU siano oggi noleggiate a prezzi superiori del 22% rispetto a quelli richiesti per il nolo delle unità più vecchie.

Cresce insomma, tra i caricatori e gli spedizionieri, la domanda di navi ecologiche, non soltanto perché risultano essere compliant con l’introduzione delle nuove norme ambientali dell’IMO, ma anche perché possono aumentare la velocità di crociera a piacimento senza avere il timore di ricevere un rating basso dal carbon index indicator, l’indicatore in vigore da quest’anno che calcola le emissioni di gas ad effetto serra emesse da una nave sulla base della velocità massima raggiunta e del suo valore di consumo.

Ad oggi circa il 30% delle oltre 27 mila navi convenzionali (containers, bulkers, tankers) sono dotate di motori “eco”.  E la percentuale è destinata ad aumentare a mano a mano che verranno consegnate le nuove unità.

Parlando ai microfoni di The Loadstar, il presidente della ZIM, Eric Glickman, ha sottolineato di confidare nel remunerativo business della sostenibilità ambientale. Per il n.1 della compagnia di navigazione israeliana la decarbonizzazione sta contribuendo a modificare l’atteggiamento dei clienti, sempre meno inclini a tollerare comportamenti considerati poco virtuosi.

Prendendo a riferimento colossi come Ikea, Home Depot e Target, Glickman si augura che nell’ambito dei traffici da e per gli USA ZIM possa essere la loro prima scelta. E si dice pronto a scommettere che le grandi multinazionali saranno disposte a pagare delle tariffe premium pur di assicurarsi la possibilità di far viaggiare i propri carichi a bordo di navi ecologicamente sostenibili.

Il n.1 di ZIM deve aver forse letto di come le principali multinazionali dell’industria mondiale siano finiti sotto i riflettori per il significativo contributo all’inquinamento prodotto nei principali porti USA.

A metterli sul banco degli imputati la coalizione ambientalista Ship It Zero. Che in uno studio ha accusato 18 tra le principali imprese specializzate nella rivendita al dettaglio di mobili, prodotti fashion e tecnologici, di inquinare quanto 440 mila abitazioni statunitensi.  Secondo il già citato studio, nel 2021 queste multinazionali hanno importato negli USA un quantitativo di merci pari a 4,2 milioni di TEU, contribuendo indirettamente ad emettere attraverso le spedizioni via mare 3,5 milioni di tonnellate metriche di diossido di carbonio.

Ship IT Zero non è però l’unico soggetto a raccomandare alle grandi imprese di scegliere compagnie che utilizzino navi ecologiche.

Anche gli stessi caricatori desiderano ridurre l’impatto ambientale delle spedizioni marittime. Una conferma arriva dalla notizia dell’istituzione di una nuova partnership di shipper formata da Amazon, Patagonia (azienda tessile statunitense specializzata in abbigliamento sportivo e da esterni) e Tchibo (catena tedesca di caffé e bar).

La Zero Emission Maritime Buyers Alliance (Zemba), questo il nome dell’alleanza, ha come obiettivo quello di fornire alle grandi aziende  soluzioni di spedizione via mare a emissioni zero.

La corsa verso il Net Zero è iniziata da tempo e i carrier hanno tutta l’intenzione di non farsi trovare impreparati. D’altronde, come spiega Braemar, la sostenibilità ambientale potrebbe trasformarsi in una nuova opportunità di guadagno per quei vettori che negli anni precedenti abbiano puntato a rinnovare la propria flotta, scegliendo soluzioni eco-combatibili.

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