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Messo a punto sistema di recupero offshore dei primi stadi dei razzi

La giapponese NYK si avventura nello spazio

di Redazione

La giapponese Nippon Yusen Kaisha (NYK) ha ottenuto da ClassNK l’approvazione per la progettazione di un sistema di recupero offshore di razzi riutilizzabili.

L’iniziativa, sviluppata grazie allo Space Strategy Fund della Japan Aerospace Exploration Agency (JAXA), permetterà a NYK di effettuare un test dimostrativo nel 2028, collaborando con diversi partner, tra cui Mitsubishi Heavy Industries.

Ma come funziona questo sistema di recupero?

I razzi vengono lanciati generando spinta attraverso la combustione di carburante. Dopo il lancio, lo stadio inferiore (primo stadio) del razzo si separa da quello superiore e ricade sulla Terra.

Il sistema di recupero offshore comprende due navi: una nave di recupero, dove atterra il primo stadio del razzo, e una nave comando che supporta le operazioni di recupero. La nave di recupero rimane stazionata presso il sito di atterraggio, fungendo da punto di atterraggio per il primo stadio del razzo in caduta. La nave di recupero è dotata di un sistema di posizionamento dinamico (DPS), che le consente di mantenere la posizione con precisione, tenendo conto di fattori come le correnti di marea. In particolare, la nave di recupero opererà completamente senza equipaggio durante il recupero del razzo e il razzo sarà fissato in sicurezza dopo l’atterraggio sulla nave di recupero. Una volta che il razzo è atterrato, la nave comando si coordinerà con la nave di recupero per riportare il razzo in porto in sicurezza.

Per NYK si tratta di un business dalle enormi potenzialità.

“Con l’aumento del numero di lanci di razzi, si prevede un corrispondente aumento delle esigenze di trasporto di componenti di razzi e satelliti” afferma la società armatoriale in una nota stampa. “Intendiamo sfruttare i nostri punti di forza come fornitore logistico completo per cogliere le opportunità di business legate allo sviluppo spaziale” aggiunge sottolineando come i progressi raggiunti nello sviluppo delle navi da recupero permettano oggi la possibilità di riutilizzare i primi stadi dei razzi, aumentando la frequenza dei lanci delle navicelle.

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