Interviste

Colloquio con Lorenzo Tavazzi

L’Italia dei porti scommetta sulle ZLS

di Redazione Port News

Soltanto recentemente si è giunti in Italia a regolare la presenza di Zone Economiche Speciali (ZES) e Zone Logistiche Semplificate (ZLS) nelle aree portuali, creando i presupposti per istituire aree a sviluppo incentivato dal punto di vista del costo del lavoro e di quello fiscale, doganale, e soprattutto burocratico.

Ad oggi sono stati fatti passi importanti con l’approvazione dei regolamenti di attuazione e dei piani di sviluppo di alcune Zone Economiche Speciali, individuate nelle aree meno sviluppate e in transizione del Paese. Ne sono state istituite finora otto, tutte nel Mezzogiorno (in Abruzzo; Calabria; Campania; Puglia-Basilicata; Puglia-Molise; Sicilia Orientale; Sicilia Occidentale e Sardegna),

Sulle ZLS, individuate nelle aree più sviluppate del Paese, manca ancora lo scatto decisivo: ad oggi ne è stata formalizzata una sola, quella del Porto di Venezia-Rodignino, con il DPCM del 5 ottobre del 2022.

Mentre in Piemonte, Lombardia e Liguria, i presidenti delle tre Regioni, rispettivamente Giovanni Toti, Alberto Cirio e Attilio Fontana, chiedono che il percorso amministrativo di riforma delle ZLS si concluda rapidamente, in Toscana l’iter è fermo da tempo perché è ancora pendente l’istruttoria presso la presidenza del Consilio.

“Le ZLS potranno generare un volano di sviluppo in grado di trainare tutte le imprese insediate nell’area ed è indubbio che i processi di reshoring potranno rappresentare una grande opportunità per la loro diffusione” afferma a Port News Lorenzo Tavazzi, Senior Partner della The European House-Ambrosetti.

LA ZES Unica? “Il caso della Polonia mostra che anche un approccio più generalista può dare i suoi frutti”.

Ormai si parla sempre di più di ZLS. Quali sono i benefici reali per le imprese e quali realtà produttive ritiene possano fruirne?
Il primo grande beneficio è naturalmente quello fiscale. Realizzando un nuovo investimento in una ZLS, l’impresa può accedere ad un immediato vantaggio sottoforma di credito di imposta. Ulteriore vantaggio sul fronte della semplificazione burocratica è l’autorizzazione unica che velocizza l’iter di avvio dell’investimento. Ma se questi sono i vantaggi nell’immediato, altri ne possono emergere nel medio termine; primo tra tutti quello di essere insediati in un’area in grado di generare un volano di sviluppo che tradizionalmente è in grado di trainare tutte le imprese insediate in quell’area. Vi è poi il vantaggio, non del tutto trascurabile, di essere situati in una zona adiacente all’infrastruttura portuale con indubbi vantaggi in termini di costi e tempi per la logistica delle merci in ingresso e uscita dal nostro Paese.

Le Zone Logistiche Semplificate nelle regioni individuate come più sviluppate includono almeno un’area portuale compresa nella rete transeuropea dei trasporti. Quali benefici possono ottenere i porti dall’Istituzione delle ZLS?
Con l’attivazione di una ZLS è lecito attendersi l’attivazione di nuovi investimenti insediativi nelle aree che vi fanno parte, quindi anche in prossimità dei porti. Maggiori imprese significherebbero così una maggiore attività economica che si trasformerebbe verosimilmente in un potenziale aumento dei traffici merci da e per l’Italia. L’aumento dei traffici trascinerebbe l’attrazione di nuovi operatori di logistica portuale e progressivamente nuovi investimenti infrastrutturali in un volano di crescita che porterebbe indubbi benefici diretti, indiretti e indotti a tutto il territorio di riferimento, ivi inclusa l’infrastruttura portuale.

Il processo di incentivazione mirato alla creazione di Zone Economiche Speciali e, più di recente, di Zone Logistiche Semplificate si è andato affermando in un’epoca
di grandi cambiamenti. Le condizioni internazionali stanno accelerando la tendenza che era già in atto verso un’economia di prossimità. Ritiene che i processi di reshoring andranno ad impattare sulla realizzazione delle ZES e ZLS?
Per reshoring intendiamo la scelta volontaria, attuata da un’azienda, di spostare in tutto o in parte le proprie attività produttive, o le forniture, in un Paese diverso rispetto a quello in cui le stesse erano state precedentemente delocalizzate, tendenzialmente avvicinando tali produzioni alla sede principale. In altre parole: se negli anni passati abbiamo assistito al trasferimento delle produzioni verso il Far-East, ora assistiamo al fenomeno inverso, complici le tensioni geopolitiche e l’esperienza passata con la pandemia. In quest’ottica è evidente che le ZLS, con i vantaggi ad esse associati possa rappresentare uno strumento di attrattività per un’azienda alle prese con una decisione di questo tipo.

Con la realizzazione delle ZES e ZLS di quanto potrebbe aumentare la capacità di attrazione del territorio, quanti investimenti aggiuntivi si potrebbero realizzare? Ha delle stime?
Difficile fare una stima in questo senso; non esiste una solida base dati in termini di volume di investimenti attivati in passato dalle iniziative già esistenti. In termini di possibile impatto possiamo però provare a sviluppare delle stime prendendo a benchmark il possibile impatto della ZES Unica in termini di Valore Aggiunto attivato e occupazione generata. Le nostre analisi ci dicono infatti che per ogni euro investito in iniziative a carattere specialistico, si possono generare ulteriori 1,96 euro di Valore Aggiunto e che per ogni occupato diretto si possono attivare fino a 2,5 occupati incrementali.

A proposito. La decisione del Governo di istituire la cosiddetta ZES unica ha sollevato un dibattito molto acceso. Qual è la sua valutazione sul nuovo strumento?
Tradizionalmente le ZES nascono limitate ad un territorio poiché abbracciano il cosiddetto modello specialistico e cioè si concentrano su specifiche filiere che spesso sono anche concentrate su specifici territori. Tuttavia, il caso della Polonia mostra che anche un approccio più generalista può dare i suoi frutti. Le ZES in Polonia sono nate per favorire l’occupazione, un obiettivo di portata nazionale. Tanto è vero tutta la Polonia entro il 2026 diverrà un’unica grande ZES. L’Italia è il secondo Paese europeo che sceglie questa strada, ancorché per il solo Mezzogiorno. Alla luce dell’allargamento dell’area, chiaramente un minor rapporto causa-effetto con i porti potrebbe verificarsi. Per risolvere questo possibile problema, si potrebbe immaginare nell’ambito della ZES Unica l’attivazione di sub-iniziative specifiche (magari attraverso lo strumento del parco industriale/tecnologico) in grado di valorizzare meglio alcuni vantaggi comparati del Sud Italia, tra cui la logistica e i suoi porti.

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