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Mar Rosso, il rischio controllato paga, oppure no?

di Redazione Port News

In tempi di crisi bellica come quelli che stiamo attraversando, la decisione di utilizzare o meno il passaggio rischioso del Mar Rosso può diventare un parametro competitivo per i grandi vettori.

L’opzione del canale di Suez offre indubbiamente tempi di viaggio e costi di trasporto infinitamente inferiori rispetto a quelli che le compagnie di navigazione devono sostenere con la circumnavigazione dell’Africa.

Non solo, il passaggio da Suez consente oggi ai liner di stringere relazioni commerciali vantaggiose con l’Arabia Saudita, cui la situazione di instabilità attuale sta creando non pochi problemi con riferimento alle importazioni e esportazioni dal Mar Rosso, rappresentando anche una minaccia per i progetti di prestigio come Neom, la megalopoli nel deserto da un trilione di dollari che dovrà rappresentare un elemento consistente della strategia araba di riduzione della dipendenza nazionale dall’economia petrolifera.

Sarà anche per questi motivi che Maersk ha recentemente annunciato di  riprendere i passaggi attraverso il Canale di Suez dopo aver sospeso quella rotta per gli attacchi degli Houthi filo-iraniani.

In un aggiornamento del 27 dicembre, il colosso danese ha svelato i propri piani di rilancio delle rotte del Mar Rosso.

Su un totale di 150 navi attualmente impiegate in otto servizi Asia-Europe; quattro servizi Middle-East e quattro transpacifici, ben 59 unità passeranno nuovamente dal Canale di Suez mentre le restanti portacontainer continueranno a far rotta verso il Capo di Buona Speranza per evitare gli attacchi dei ribelli yemeniti.

A pochi giorni di distanza dal lancio dell’operazione internazionale Prosperity Guardian e a 13 dal blocco parziale del transito del Mar Rosso, Maersk è stato il primo vettore ad annunciare un cambio di strategia sulle rotte est-ovest via Suez. Seguita da CMA CGM, che ha annunciato piani simili. Mentre una nave di Cosco, la Kilimanjaro, è stata avvistata con la prua in direzione nord-ovest, verso Suez, dopo che otto giorni fa ne era stato annunciato il dirottamento verso il round trip africano.

Di diverso avviso MSC, che il 26 Dicembre scorso ha subito un attacco degli Houthi a danno della sua nave MSC United III, proprio durante il transito nel Mar Rosso.

“La nostra prima priorità rimane la protezione delle vite e della sicurezza dei nostri equipaggi – ha reso noto un portavoce della compagnia con sede a Ginevra di Gianluigi Aponte – Fino a quando la loro sicurezza non potrà essere garantita, Msc continuerà a deviare le navi prenotate per il transito nel Canale di Suez via Capo di Buona Speranza”.

Gli ultimi mesi del 2023 hanno espresso dinamiche di volatilità molto ampia, per via dei differenti fattori di rischio che si sono venuti a giustapporre a livello geo politico. Quello che i vettori stanno cercando di fare è ottimizzare il rapporto rendimento-rischio, puntando su una gestione attiva e diversificata del proprio “portafoglio” di navi.

Alcune compagnie di navigazione considerano la valutazione del rischio controllato come un’arma strategica attraverso cui garantirsi un vantaggio competitivo sugli altri competitor.

Ma potrebbe anche trattarsi di un azzardo: “Un improvviso deterioramento della situazione geopolitica nell’area del Mar Rosso, consentirebbe ai vettori che prudentemente hanno deciso di mantenersi sulla rotta alternativa africana di continuare ad offrire servizi stabili ai propri clienti. Mentre i vettori che hanno deciso di passare nuovamente da Suez, confidando in un’attenta e calcolata gestione del rischio, potrebbero vedersi costretti a interrompere nuovamente i propri servizi, creando disagi alla clientela” spiega il ceo di Vespucci Maritime, Lars Jensen.

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