© Kaitlin Rowell, (U.S. Navy photo, Public domain)
Interviste

L'allarme del direttore generale di ANCIP, Gaudenzio Parenti

Mar Rosso, tempesta perfetta sui porti italiani

di Redazione Port News

“Una combinazione di elementi negativi si sta abbattendo sul mercato del trasporto marittimo. Abbiamo di fronte una crisi forse addirittura peggiore di quella del 2020, originata dalla diffusione del Covid. Si tratta di una situazione di estrema gravità che richiede un intervento tempestivo da parte di tutti, Stato e Associazioni, Federazione del Mare compresa”. Gaudenzio Parenti lancia un vero e proprio grido di allarme per il futuro dei porti del Mediterraneo, e, soprattutto, di quelli italiani.

Il direttore generale di Ancip mette in fila tutte le proprie preoccupazioni, a cominciare da quella provocata dal sostanziale blocco del Mar Rosso. “L’escalation dei blitz marittimi legati alla guerra tra Israele e Hamas sta spingendo le compagnie di navigazione a circumnavigare l’Africa, con 14 giorni in più di navigazione e sovraccosti evidenti rispetto alla via di transito tra il Mediterraneo e il Mar Rosso” afferma.

“Il 30% delle navi non transita più da Suez e gli effetti si cominciano già a sentire sui costi del trasporto marittimo di container dall’Asia all’Europa: sul mercato spot i noli sono aumentati fino al 115% in una settimana, a causa della tensione generale che regna nella regione a causa degli attacchi alle navi da parte dei ribelli Houthi” aggiunge.

Parenti parla di una tempesta perfetta:  “Voglio ricordare, come da recenti studi di SRM, che il 40% delle merci in import e in export dall’Italia passa dal canale di Suez. Il Mediterraneo, soprattutto la porzione centro-orientale (Italia compresa), sta diventando sempre meno attrattivo e conveniente, a tutto vantaggio dei soli porti mediterranei di Algeciras e Tanger Med oltre che ovviamente di quelli del Northern Range”.

Il dg di Ancip sottolinea come molte imprese portuali abbiano visto diminuire drasticamente in questo periodo i propri carichi di lavoro e come il numero degli avviamenti al lavoro dei portuali delle imprese ex art.17 sia sceso ben al di sotto del livello di guardia: “Quantunque il nostro settore abbia imparato, dalla pandemia in poi, a reagire prontamente alle criticità, sviluppando gli “anticorpi” necessari ad affrontarle, il reale rischio da scongiurare è quello che la preferenza per il  passaggio dal Capo di Buona Speranza diventi strutturale. Se così fosse il Mediterraneo rischierebbe, nel presente e nel prossimo futuro, di perdere la propria centralità geopolitica e geoconomica”.

Molte altre questioni preoccupano Parenti, a cominciare dall’entrata in vigore della misura che estende al settore dello shipping il sistema europeo di scambio di quote di emissioni nel trasporto (Emission trading scheme), istituito dalla Direttiva 2003/87/CE, e adottato dall’Unione europea per ridurre le emissioni di gas a effetto serra. “Una misura – afferma Parenti – che rischia di avere effetti negativi non solo sui porti di transhipment ma anche su quelli specializzati anche nella movimentazione di merce rotabile”.

E poi c’è l’adozione del nuovo Codice Unico Doganale, che prevede tra le altre cose la riduzione del ‘temporary storage’ da 90 a 3 giorni, una rivoluzione che comprime drasticamente i tempi sino ad oggi previsti e che rischia di avere ripercussioni negative sull’import e sulle attività di transhipment.

Non solo, “stiamo continuando a subire i contraccolpi delle perdurante crisi economica e finanziaria originata dal conflitto in Ucraina, cui si sono aggiunti anche i nuovi fattori di squilibrio causati, appunto, dalle crisi in Medioriente e Mar Rosso”.

Per Parenti occorre una nuova presa di coscienza collettiva sulla difficile situazione congiunturale: “Assieme a tutte le associazioni di categoria, ai sindacati e alle Istituzioni dovremmo formare una massa critica per fare lobby a livello unionale” dice. “Dobbiamo essere coesi, andare nella stessa direzione per scongiurare il peggio”.

L’obiettivo da raggiungere, secondo Parenti, è quello di “rendere più attrattivi i porti nazionali favorendo in sostanza misure di detassazione o defiscalizzazione delle attività marittime e portuali”.

“Certamente – aggiunge – dovremmo anche ragionare dell’estensione e della reintroduzione di tutte le misure contenute nell’articolo 199 del DL 34/2020, con particolare riferimento agli incentivi per le imprese portuali e all’abbattimento dei canoni demaniali, senza tralasciare gli indispensabili equilibri per i servizi tecnico-nautici, così importanti per le attività portuali”.

Il dg di Ancip ritiene che occorra attivare fin da subito una interlocuzione seria con l’UE, soprattutto con la Commissione, poiché ogni intervento ricadrà inevitabilmente nell’alveo degli Aiuti di Stato. “Siamo consapevoli della difficoltà dell’impresa a causa anche del forte ascendente che hanno da sempre sulle istituzioni europee i porti del Nord Europa, tra i pochi beneficiari della situazione di impasse generata dal blocco sostanziale del Mar Rosso. Abbiamo però il dover di provarci, non soltanto per il bene dell’Italia ma di tutto il Mediterraneo, di cui da tempo ci siamo candidati ad essere i protagonisti” conclude.

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