L'ad di San Giorgio, Ferdinando Garrè, con il figlio Matteo
Interviste

Colloquio con Ferdinando Garrè

Nei cimiteri delle navi non vince il modello Genova

di Marco Casale

Lo Ship Recycling? «Purtroppo, non esiste un vero e proprio mercato. Non c’è alcuna concorrenza». Le pratiche di smantellamento e riciclaggio dei materiali di costruzione delle navi a fine vita sono oggi retaggio dei cantieri del sud est asiatico, in siti carenti delle norme di sicurezza e di salvaguardia della salute umana ed ambientale. Non solo, «l’inserimento nell’elenco europeo dei cantieri turchi ha di fatto annullato le possibilità di ricevere le unità navali presso i nostri cantieri».

L’analisi che Ferdinando Garrè sviluppa per Port News è lucida e impietosa. L’amministratore delegato della San Giorgio del Porto, società specializzata nelle riparazioni e nel refitting navale, attiva oltre che a Genova anche a Piombino e a Marsiglia, offre una panoramica a 360 gradi che non lascia spazio a fraintendimenti.

I San Giorgio sono stati il primo cantiere nazionale ad essere iscritto nei registri europei dei demolitori navali, e tra i pionieri di quel sistema di ship recycling in un’ottica green che la stampa ha battezzato col nome di “modello Genova”, inaugurato nel capoluogo ligure tra il 2014 e il 2017 con il recupero e la rigenerazione dell’87% dei materiali che componevano la Costa Concordia.

Oggi la situazione di mercato appare incerta: «Le poche attività nel settore si limitano alle demolizioni di relitti, resi intrasportabili altrove dalle condizioni di galleggiabilità, e da quei pochi armatori – prevalentemente Società con politiche sociali e ambientali illuminate – che decidono di mantenere alti standard di tutela» afferma Garrè, che ammette: «Ovviamente il sud est asiatico non va nemmeno preso in considerazione trattandosi di un mercato che va fuori da qualsiasi convenzione o regolamento europeo e/o internazionale».

Nei cimiteri delle navi non vince insomma il modello Genova, anche se «negli ultimi mesi, a causa dell’aumento delle materie prime e anche del rottame da demolizione, si è generata una accelerazione di alcuni progetti di demolizione a livello nazionale. Un trend positivo, che però ha creato al contempo tante diseconomie per l’approvvigionamento di nuovi materiali».

Garrè ricorda come lo scorso luglio a Genova sia stato avviato il primo progetto di demolizione di tre navi ai sensi del Regolamento UE 1257/2013. Per l’ad di San Giorgio si tratta di un primo successo. «Bisogna cercare di rafforzare le proprie competenze guardando ai principi dell’economia circolare e della sostenibilità» afferma.

San Giorgio del Porto è convinta che questo ambito di attività possa avere un futuro importante: «Per tale ragione, da tempo, abbiamo investito con il Gruppo neri di Livorno nella realizzazione di un nuovo polo per la cantieristica e la demolizione presso il porto di Piombino creando la Piombino Industrie Marittime, che oggi è diventata una realtà».

Le prospettive di sviluppo, a Genova così come a Piombino, passano dal lavoro di squadra: «Riuscendo a fare sistema e a offrire servizi innovativi e competitivi, possiamo continuare a rappresentare un punto di riferimento per tanti Armatori».

Per Garrè «la Liguria e la Toscana hanno certamente tutte le competenze necessarie per raccogliere la sfida di un mercato globale, sia nelle demolizioni così come nelle riparazioni e nelle nuove costruzioni. Piombino è sicuramente una realtà nuova in forte crescita che cerca di rafforzarsi, Genova invece è una certezza che ha bisogno però di infrastrutture nuove e moderne».

Il vertice di San Giorgio conclude l’intervista rivolgendo un appello al Governo: «Si dovrebbe iniziare a pensare a sostenere la cantieristica europea anche con incentivi alla rottamazione. Si entrerebbe in un circolo virtuoso di rinnovamento delle flotte».

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