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Interviste

Colloquio con Giulio Terzi di Sant'Agata

Porti europei sotto scacco cinese?

di Marco Casale

Il governo federale tedesco alla fine ha approvato il controverso compromesso sulla partecipazione della compagnia di navigazione cinese Cosco in un terminal del porto di Amburgo. Mercoledì scorso il governo tedesco ha infatti sbloccato la situazione, come annunciato da Hamburger Hafen und Logistik Aktiengesellschaft (HHLA). “Tutte le questioni nell’ambito della procedura di valutazione degli investimenti hanno potuto essere chiarite insieme in discussioni intense e costruttive”, ha spiegato la società amburghese.

L’iter approvativo, che prevede l’acquisizione da parte di Cosco del 24,99% del Container Terminal Tollerort di HHLA, aveva recentemente subito uno stop a seguito della decisione da parte dell’Ufficio federale per la sicurezza informatica di registrare il terminal come infrastruttura critica. Un cambio di classificazione  che aveva costretto il governo tedesco a rivedere l’accordo con la compagnia cinese.

Ora HHLA ha carta bianca per sviluppare il terminal come punto di riferimento privilegiato per Cosco. “Si tratta di un atto politico economico che desta preoccupazioni per le implicazioni future a medio lungo termine per via dei problemi di sicurezza scaturiti dalle influenze che Pechino esercita attraverso i programmi della Via della Seta e la Belt and Road Initiative” dichiara a Port News l’ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata, sottolineando come preoccupazioni simili fossero già state espresse dal Ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck dei Verdi, il quale, nonostante l’importante interscambio tra Germania e Cina, aveva evidenziato una certa difformità di vedute sulle valutazioni da dare all’acquisizione.

«Negli ultimi sette anni la Cina è stata il principale partner commerciale della Germania, e nel 2022 gli scambi commerciali tra i due Paesi hanno raggiunto 298 miliardi di euro” aggiunge Terzi. “Ad oggi la Cina controlla il 18% della movimentazione marittima a livello mondiale e il 10% del trasporto di container in Europa».

Le reti di trasporto marittimo «non sono essenziali per la Cina solo per lo sviluppo economico ma anche per la raccolta di informazioni e dati che confluiscono ad un unico “cervellone”, il PCC, che unisce i domini militare e civile» è la riflessione sviluppata dall’ex ministro agli Affari Esteri del Governo Monti, secondo il quale «il controllo dei porti a livello internazionale è dunque una componente indispensabile per il disegno di Xi Jinping volto a realizzare un nuovo ordine internazionale basato su regole arbitrarie, illiberali ed anti-democratiche».

Per Terzi, tale accresciuta interdipendenza strutturale non riguarda soltanto la Germania e la Cina ma coinvolge sempre più l’UE e i suoi Stati membri in virtù delle presenze cinesi nel Pireo e a Trieste, e in considerazione delle ulteriori acquisizioni che Pechino continua a pianificare: «Accordi come quello del terminal Tollerort non possono essere circoscritti unicamente alla dimensione commerciale» afferma.

L’ambasciatore evidenzia come oggi si debba tenere ben presente, applicandola con rigore, la risoluzione del Parlamento europeo adottata il 16 settembre 2021 sulla strategia UE-Cina con cui si evidenzia come gli impegni bilaterali e l’assenza di coordinamento di alcuni Stati membri con la Cina siano controproducenti e rischino di danneggiare la posizione globale dell’UE: «L’assemblea di Strasburgo chiede espressamente ai 27 Stati membri di astenersi dal sottoscrivere memorandum di intesa con Pechino o di sottoscrivere accordi senza consultare la Commissione e il Consiglio. E’ fondamentale non sottovalutare i rischi che derivano dall’installazione in Europa di teste di ponte cinesi prive di reciprocità e di interazioni all’insegna della sicurezza, della stabilità e della prosperità comune a medio-lungo termine».

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