© Luigi Angelica
Interviste

Colloquio con Gaudenzio Parenti

Porti italiani, la riforma che serve al Paese

di Redazione

Per i porti occorre un modello di governance pubblica, innovativa, indifferenziata e speciale. E’ questa l’opinione che il Direttore generale di Ancip, Gaudenzio Parenti, consegna a Port News.

«Il Governo ha ormai chiaramente espresso la volontà di mettere mano ad una rivisitazione della legge 84/94, rivedendone i meccanismi e gli strumenti esistenti» premette Parenti.

«Condivido l’idea che sia un super organismo nazionale, interamente pubblico, ad attuare le politiche nazionali dei porti e quelle decisionali sulle infrastrutture strategiche, sulla falsa riga della Puertos del Estado spagnola» aggiunge, mostrandosi d’accordo con l’idea, più volte espressa dal Vice Ministro Edoardo Rixi, di creare un sistema nazionale forte, in grado di sviluppare una visione comune anche sulla questione delle procedure e dei criteri per il rilascio delle concessioni portuali,  «materia su cui le nuove linee guida stilate dal Ministero delle Infrastrutture hanno generato molte perplessità, andando ad affidare all’Autorità di Regolazione dei Trasporti poteri ultronei che rischiano di complicare ulteriormente la vita ai nostri porti».

Ben venga dunque una riforma che guardi a una gestione complessiva delle Adsp e della governance afferente ma senza stravolgimenti o modifiche radicali che portino, ad esempio, all’alienazione del demanio marittimo e ad una privatizzazione de facto dei porti: «Non ci possono essere dubbi riguardo alla necessità di salvaguardare l’attuale mercato del lavoro portuale, costituito dalle imprese ex art.16,17 e 18:  un modello flessibile ad altamente efficiente non solo a livello nazionale ma comunitario. E un ragionamento non dissimile deve essere fatto per i servizi tecnico-nautici».

Tenuti ben fermi i paletti sulla regolamentazione dell’autoproduzione e sul divieto di interscambio di manodopera, Parenti torna a ragionare delle AdSP, che – dice – «devono operare sulla base del pieno riconoscimento di una specificità normativa che deriva dall’essenza e natura stessa della materia portuale».

Modello pubblico o privato, quale la via da seguire?  «A volte bisogna avere coraggio, immaginare e creare, come fecero i padri della 84/94, un qualcosa che ancora non esiste: un Ente pubblico speciale che vada oltre la dicotomia economico-non economico» ammette il dg di Ancip.

Parenti sostiene che l’eventuale disancoraggio dal Testo Unico sul Pubblico Impiego e l’applicazione intelligente del Codice degli Appalti sono tutti argomenti su cui il Legislatore dovrà riflettere seriamente al momento del restyling della 84/94, ma rimane convinto che la priorità rimanga quella di dare alcuni poteri speciali a tutte le AdSP, senza differenziazioni tra un Sistema o l’altro («Non ci devono essere porti di seria A e di serie B).

Il pensiero va alla possibilità di conferire alle Port Authority il potere di investire  direttamente o indirettamente sulle attività e infrastrutture logistiche: «La Port Authority di Singapore ha investito massicciamente in Italia – dice – cominciamo a considerare anche noi questo aspetto per consolidare o aprire nuove direttrici di traffici portuali».

Data alle Autorità Portuale la giusta agibilità operativa, «spetterà poi ai singoli presidenti l’onere di sviluppare le potenzialità e la vocazione dei singoli porti, secondo una visione manageriale statale non dissimile da quella che Zeno D’Agostino sta attuando da tempo per Trieste» aggiunge il direttore di Ancip, cui preme inoltre sottolineare la necessità di un aggiornamento dei meccanismi di governo interni all’Autorità di Sistema Portuale.

«I Comitati di Gestione, come pure gli Organismi di Partenariato, non hanno funzionato come ci aspettavamo” afferma. «Occorre immaginare un evoluzione dei vecchi Comitati Portuali, che hanno svolto in passato la funzione di vere e proprie camere di compensazione tra pubblico e privato».

Secondo Parenti i rappresentanti della comunità portuale sono di fatto stati esautorati dai processi decisionali della Port Authority: «Occorre che tornino ad avere voce in capitolo. A differenza di quanto accade in altri contesti, nei porti bisogna considerare un processo decisionale collegiale che risponda alla necessità di equilibrio tra interessi privati, compreso il lavoro, e quelli pubblici».

Parenti promette che l’Ancip darà al Legislatore tutto il supporto necessario perché si arrivi alla scrittura di norme moderne ed efficaci che consentano ai porti italiani di affrontare in modo propositivo non già le sfide dell’immediato ma quelle che si andranno delineando di qui ai prossimi trent’anni.

«Con il presidente Grilli e tutto il CdA stiamo già attuando una politica di crescita per traghettare l’associazione nel futuro, prendendo a riferimento gli insegnamenti e l’eredità da chi ha fatto grande l’Ancip, da Rubboli a Duca, da Mariani a Sommariva. Forti di queste basi, intendiamo fare la nostra parte per l’evoluzione e la crescita  armonica del nostro sistema logistico portuale».

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