Le tecnologie digitali rappresentano un elemento chiave dello sviluppo del settore della logistica dell’ultimo decennio. La cosiddetta rivoluzione digitale iniziata negli anni Ottanta, alla base dell’uso sempre più diffuso dell’automazione, dell’intelligenza artificiale e della robotica nei processi produttivi, sta cambiando il volto della logistica mondiale, un cambiamento che viene spesso indicato col termine Logistic 4.0.
La gestione in tempo reale degli ordini di magazzino (tramite l’introduzione dei codici a barre), degli inventari digitali e delle tecnologie Internet ha rivoluzionato il concetto di organizzazione dei flussi di merci.
Oltre alla gestione dei dati, la digitalizzazione del settore logistico prevede anche l’uso dell’automazione nei magazzini o nelle operazioni di carico e scarico merci, anche grazie a sensori di nuova generazione per la raccolta dati e il monitoraggio delle caratteristiche delle merci e delle aree di stoccaggio.
Si può però affermare, senza disconoscere la rilevanza di queste innovazioni, che in generale l’uso delle nuove tecnologie nella logistica si è fin qui limitato a migliorare l’efficienza dei processi esistenti, raramente creando opportunità per nuove tipologie di business.
Prendendo spunto dall’impatto della digitalizzazione su altri settori – come nei casi noti di UBER e AirBnB – si prevede che anche il settore della logistica possa nei prossimi anni vedere emergere nuovi modelli di business resi possibili dall’avanzamento delle tecnologie digitali.
Già si osserva, dal lato della domanda, l’emergere di nuovi spedizionieri come Freighthub e Flexport, che sono cresciuti rapidamente grazie all’uso delle tecnologie digitali. L’attenzione alle opportunità offerte dalla rivoluzione digitale è alta anche tra grandi operatori logistici e dei trasporti come Kuehne+Nagel e UPS.
Alcuni eminenti studiosi, come Benoit Montreuil al Georgia Institute of Technology, prevedono addirittura lo sviluppo di un sistema di movimentazione merci globale analogo all’Internet, dal nome di Physical Internet (PI) appunto, in cui le merci sarebbero movimentate senza soluzione di continuità su una rete intermodale a bassissimi costi grazie ad avanzatissimi sistemi di gestione dei dati.
Sebbene ci vorranno forse decenni prima che un cambiamento radicale dell’industria logistica porti a un modello basato interamente sul PI, la stessa Commissione Europea, nel recente documento sulla strategia di sviluppo della logistica, afferma che progetti pilota potrebbero essere attualizzabili già dal 2030.
Lo sviluppo di un modello di logistica basato sul PI richiede nuovi metodi di monitoraggio e gestione dei dati, non solo relativi alle caratteristiche fisiche delle merci ma anche ai flussi finanziari e alla tracciabilità dei prodotti.
Una delle tecnologie più promettenti è costituita dalla Blockchain, la tecnologia alla base dalle valute virtuali come Bitcoin e Ethereum. Si tratta di un sistema di registri (Ledger) che vengono mantenuti su varie piattaforme in rete liberamente accessibili e che comunicano tra loro costantemente, verificando che i loro valori siano coerenti.
La loro modifica può avvenire solo tramite autenticazione: qualunque modifica di un unico registro non è approvata se non è riscontrabile anche negli altri registri, che contengono tutti i cambiamenti sin dalla creazione del registro stesso.
Questa caratteristica della tecnologia blockchain e di altre Distributed Ledger Technologies (DLT) – insieme a sistemi avanzatissimi di criptografia – consente alle informazioni di essere accessibili in tempo reale senza essere contenuti in una piattaforma specifica.
La blockchain permette quindi di creare un registro per qualunque tipo di dato, accessibile a chiunque possieda i requisiti per visionarlo e la cui autenticità è garantita da un sistema di registri interconnessi tra di loro.
Le conseguenze per la logistica e i trasporti potrebbero essere radicali. Tramite questo sistema si potrebbero infatti documentare un numero enorme di caratteristiche di una merce senza ricorso ad alcuna documentazione fisica.
Il registro riguardante un determinato prodotto ne conterrebbe la posizione, le caratteristiche fisiche, il valore, il proprietario e qualunque altro attributo necessario per il movimento o la vendita e queste informazioni sarebbero virtualmente accessibili a chiunque ne abbia diritto e modificabili solo tramite sofisticate forme di autenticazione.
L’anno scorso è stato reso pubblico che Maersk in collaborazione con IBM aveva avviato già delle sperimentazioni sull’uso della blockchain per il trasporto container. Questa tecnologia permetterebbe la massima trasparenza delle transazioni per esempio a vantaggio delle dogane e delle autorità preposte alla sicurezza in porto e completa tracciabilità del prodotto.
I vantaggi di un metodo per documentare in maniera incontrovertibile le caratteristiche di un prodotto o di una spedizione – senza l’uso di bolle o altri documenti – sono evidenti per il settore dei trasporti marittimi dove le merci passano di mano in mano e i rischi di manipolazione dei carichi sono elevati e concreti.
I vantaggi in termini di efficienze sono anche sostanziali e la blockchain in combinazione con forme avanzate di automazione, raccolta e monitoraggio dati (magari supportati da sistemi di previsione basati sull’intelligenza artificiale) potrebbero modificare il mondo della logistica globale in maniera permanente e creare le condizioni per lo sviluppo del PI con vantaggi sostanziali per i consumatori e per l’ambiente.
Il settore dello shipping non può farsi cogliere impreparato, né può non trovare adeguato supporto all’interno dei porti. È anche su questo che si baserà la concorrenza tra i sistemi portuali dei prossimi anni.