Giorgio Bucchioni con Umberto Masucci, a sx, e il neo presidente del propeller club di La Spezia, Gian Luca Agostinelli
Interviste

Umberto Masucci ricorda Giorgio Bucchioni

Sulle spalle di un gigante

di Redazione Port News

«Il porto di La Spezia ma, oserei dire, la comunità portuale italiana tutta, ha perso una delle sue figure più rappresentative. Ed io ho perso un amico e un punto di riferimento nel settore».

Umberto Masucci ricorda così Giorgio Bucchioni, presidente dell’Autorità Portuale della Spezia dal 1995 al 2005, in precedenza già al vertice dell’Azienda Mezzi Meccanici dello scalo dal 1988 al 2004, scomparso all’età di 76 anni dopo una lunga malattia.

«Avrebbe potuto svolgere qualsiasi ruolo nazionale e internazionale, se soltanto lo avesse voluto. Ma Bucchioni ha preferito concentrare tutte le sue energie e attenzioni sul porto spezzino, che amava profondamente come pochi altri» racconta il presidente nazionale del Propeller Club.

Masucci accosta la figura di Bucchioni a quella di Angelo Ravano, morto nel 1994, e di Marco Simonetti, il manager Contship scomparso prematuramente nel 2016, considerati «grandi professionisti, cui il porto di La Spezia deve la sua esistenza e il suo successivo sviluppo».

E ricorda l’impegno che l’ex n.1 della Port Authority ha profuso nella crescita del porto ligure: «Era una persona autorevole e sapeva porsi nei confronti degli operatori portuali e delle compagnie di navigazione come un interlocutore serio e affidabile, attento a garantire il giusto contemperamento tra gli interessi pubblici e quelli particolari».

Un atteggiamento di equidistanza che non ha mai perso nemmeno quando ha smesso i panni del Presidente di un’Autorità Portuale per indossare quelli del n.1 dell’Associazione Agenti Marittimi di La Spezia: «Da esperto del settore, con alle spalle un passato importante di agente marittimo, ha continuato a interfacciarsi con tutti, pur mantenendosi coerente con le proprie idee. Da questo punto di vista era una persona poco accomodante, assai rigorosa».

Per Masucci, Bucchioni è stato uno dei migliori presidenti che le Autorità Portuali abbiano mai avuto. Apparteneva a una generazione profondamente diversa da quella succedutagli e non ha mai avuto paura di esprimere liberamente le proprie opinioni critiche, come quando, a distanza di quattro anni dalla sua entrata in vigore, ha apertamente contestato la riforma Delrio.

“E’ ormai chiaro il fallimento di quell’impianto riformistico che da un lato non ha risolto i problemi reali dei porti, segnatamente la capacità di spendere i soldi a disposizione in dragaggi ed infrastrutture, e dall’altro non ha ancora portato a compimento i pochi obiettivi condivisibili come lo sportello unico doganale (di quello amministrativo neppure più si parla) e il coordinamento nazionale a cura del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti” scriveva Bucchioni nel lontano 2020.

L’allora n.1 degli agenti marittimi spezzini non mancava di far notare come i vertici delle nuove autorità portuali fossero stati raggiunti, in quel periodo, da numerosi provvedimenti della Magistratura. C’era per Bucchioni un problema in tema di controlli che doveva essere affrontato: «La primigenia legge 84/94 aveva stabilito che ai Comitati portuali doveva partecipare un Magistrato della Corte dei Conti che svolgeva una funzione di controllo preventivo ma anche di utile consulenza consentendo un’operatività ben più serena di quanto accade oggi. Purtroppo tale presenza fu abolita dopo poco tempo” scriveva ancora Bucchioni.

Contrario all’ansia riformistica fine a se stessa, l’ex presidente spezzino ha sempre contestato l’esclusione dai nuovi comitati di gestione delle rappresentanze delle categorie che in porto vivono e investono, “il tutto a favore di pochi rappresentanti delle Istituzioni, e quindi della politica, che spesso non brillano per competenza e per volontà di contribuire allo sviluppo portuale” diceva.

In questo intransigentismo morale, in questa fiera esternazione di coraggio, c’era tanto del Bucchioni che Masucci ha conosciuto ben quarant’anni fa: «Credo che Giorgio abbia lasciato un grande vuoto nella comunità portuale.  Ma il suo esempio rimane una eredita preziosa per tutti noi. In fondo, se oggi crediamo di vedere più lontano di altri è perché abbiamo avuto la fortuna di camminare sulle spalle di questi giganti».