“Non possiamo permetterci di lasciare che gli americani subiscano estorsioni. Né possiamo chiudere un occhio se Panama sfrutta una risorsa di vitale importanza commerciale e militare. E, soprattutto, non possiamo restare con le mani in mano mentre la Cina marcia nel nostro emisfero”.
Si infiammano le polemiche politiche sulla questione del Canale di Panama, tornato al centro dei riflettori dei media statunitensi da quando il presidente Donald Trump, nel suo discorso di insediamento, ha denunciato l’eccessiva vicinanza di Panama agli interessi cinesi. “Ci riprenderemo il Canale” aveva tuonato – facendo riferimento a come l’infrastruttura fosse stata costruita dagli americani tra il 1907 e il 1914 e gestita da Washington per quasi un secolo, fino a quando, nel 1999, non è stato restituito al Paese centro-americano, in virtù del trattato Carter-Torrijos.
Ad alimentare nuove tensioni è ora il Presidente della Commissione Commercio al Senato, Ted Cruz, durante un audizione sul tema tenutasi nella giornata di ieri.
“Le aziende cinesi stanno costruendo un ponte sul canale e oggi controllando i porti container alle due estremità” afferma riferendosi alla costruzione di un quarto ponte sopra il Canale affidata nel 2016 alla China Harbour e al fatto che nel 1999 il governo panamense ha assegnato all’impresa Hutchinson – Whampoa le concessioni per gestire i porti sia sul lato Atlantico che su quello Pacifico, permettendo a Pechino di acquisire un posizionamento strategico alle estremità del Canale. Per altro, nel 2018 Panama è diventato il primo paese latinoamericano a firmare un accordo sotto la Belt and Road Initiative.
“Il ponte parzialmente completato dà alla Cina la possibilità di bloccare il canale senza preavviso, e i porti forniscono alla Cina punti di osservazione privilegiati per cronometrare tale azione. Questa situazione pone gravi rischi per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti” afferma ancora Cruz, che sottolinea come, nel frattempo, le tariffe elevate imposte dalla Autoridad del Canal de Panamà per i transiti stiano colpendo in modo sproporzionato gli americani, “perché le merci statunitensi rappresentano quasi i tre quarti dei transiti sul Canale”.
Cruz spiega che i profitti del canale superano regolarmente i 3 miliardi di dollari. “Questo denaro proviene sia dai contribuenti americani che dai consumatori. I turisti americani a bordo delle crociere, in particolare quelle nel Mar dei Caraibi, sono essenzialmente prigionieri di qualsiasi tassa che Panama scelga di imporre per i propri transiti e hanno pagato prezzi ingiusti per il rifornimento di carburante nei terminal di Panama a seguito di un monopolio concesso dal governo”.
Il senatore repubblicano è tranchant: “Il governo di Panama fa affidamento su queste tariffe di sfruttamento. Quasi un decimo del suo budget è finanziato con i profitti del canale. Mentre tali tasse si riversano sull’economia americana e sul fisco federale, il Partito Comunista Cinese avanza nella sua competizione economica globale contro gli Stati Uniti e assume un interesse militaristico nel canale”.
Per Cruz il Governo Panamense è un cattivo attore. “Le aziende cinesi hanno vinto contratti, spesso senza una concorrenza leale, quando la famigerata “Belt and Road Initiative” è arrivata a Panama”.