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Le preoccupazioni del ceo di Hapag lloyd

Container, noli insostenibili per i carrier

di Redazione

Hapag-Lloyd ha chiuso il primo trimestre del 2023 con ricavi netti pari a 5,62 miliardi, in calo del 29,6% rispetto ai valori dello stesso periodo dell’anno precedente.

Il peggioramento delle performance finanziarie è da attribuirsi principalmente alla flessione dei noli marittimi, oggi in calo del 27,9% su base annuale. In contrazione anche i volumi di carichi trasportati, del 4,9% rispetto al periodo gennaio-marzo 2022.

Nel mercato transpacifico, i noli sono mediamente calati del 42,6% su base annuale, a 2.176 dollari/TEU. Nei servizi con l’Estremo Oriente il valore dei noli è diminuito del 43%, a 1861 dollari a TEU, mentre sulle rotte con l’America Latina le tariffe sono diminuite del 18,6%, a 2130 dollari a TEU. Lungo le rotte intra-asiatiche i noli sono diminuiti del 51,6% (a 995 dollari a TEU) mentre nei collegamenti con il Medio Oriente è stata registrata una contrazione dei noli del 38,4%.

Nelle dichiarazioni rilasciate dopo la pubblicazione dei risultati del primo trimestre della società, il ceo della società armatoriale, Rolf Habben Jansen, avrebbe espresso non poche preoccupazioni in ordine alla tenuta dei conti dei vettori marittimi.

“In alcune rotte i tassi spot sono tornati indietro ai livelli pre-Covid, ma i costi che stiamo sostenendo sono aumentati di circa il 25-30% rispetto al 2019-2020” ha dichiarato.

Nel primo trimestre del 2023 il totale dei costi operativi registrati da Hapag-Lloyd, pari a 3,04 miliardi di euro, ha segnato un incremento del 3%.

Il margine operativo lordo è stato di 2,22 miliardi di euro (-53,1%), l’EBIT di 1,75 miliardi (-59,1%) e l’utile netto di 1,89 miliardi di euro (-54,6%).

Nella ricostruzione fatta dal periodico Lloyd’s List, Jensen avrebbe fatto presente come il livello attuale delle rate di nolo non permetta alle compagnie armatoriali di far fronte in modo adeguato ai costi crescenti.

Per il futuro, Jensen si augura che le tariffe si mantengano ben al di sopra di quanto visto nel pre-pandemia: “Se ciò non dovesse accadere, ci ritroveremmo a far viaggiare le merci al di sotto del livello di break even. Dovremmo allora agire in qualche modo per mitigare i costi” ha precisato.

Per il futuro, Jensen si aspetta una ripresa dell’economia, grazie anche alla progressiva riduzione delle scorte accumulate in magazzino dai venditori retail. I benefici derivanti dal possibile aumento della domanda rischiano però di andare in fumo a causa dell’eccessiva capacità di stiva offerta.

Il portafoglio ordini è infatti ancora molto significativo: Una quota parte della nuova offerta sarà assorbita dalla ripresa della domanda, e sicuramente ci sarà un progressivo aumento delle attività di demolizione, per via della necessità di soddisfare le stringenti politiche ambientaliste in materia di inquinamento marittimo, ma secondo Jensen è molto probabile che nel biennio 2024-2025 l’offerta superi la crescita della domanda.

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