Dopo averli aumentati a livelli senza precedenti, il 2 aprile scorso, nel giorno della Liberazione, e averli poi sospesi, Trump ha firmato nei giorni scorsi un nuovo ordine esecutivo che impone dal 7 agosto dazi dal 10 al 41% sulle importazioni da diversi partner commerciali.
Nei confronti delle merci provenienti dall’Unione Europea la Casa Bianca ha confermato un’aliquota al 15%, così come concordato la scorsa settimana nell’intesa preliminare raggiunta a Bruxelles. Confermata nei confronti della Cina la tregua in vigore, con scadenza fissata per il 12 agosto, mentre altri Paesi, come Taiwan e il Vietnam, si vedranno sottoporre un’aliquota del 20%. Punite anche l’India, con un’aliquota del 25%, e il Canada, con dazi del 35%, mentre il Brasile sarà soggetto a un dazio del 50%. Altra sorpresa, l’aumento dei dazi nei confronti delle merci provenienti dalla Svizzera, che passeranno al 39%.
Per i mercati dei container, il nuovo giro di giostra avrà ricadute negative sulle importazioni dagli Stati Uniti.
“E’ altamente probabile che molti importatori adottino un’approccio attendista nei prossimi giorni, e nelle prossime settimane, prima di assumere un qualche tipo di impegno, nella speranza che alcune delle tariffe elevate vengano nuovamente messe in pausa o modificate” spiega il ceo di Vespucci Maritime, Lars Jensen, mentre per la Nationa Retail Federation, associazione Usa che include realtà del commercio al dettaglio come Walmart e Target, la nuova stangata potrebbe tradursi in una vera e propria mannaia sui guadagni dei piccoli e medi rivenditori, che non saranno più in grado di assorbire i costi del trasporto, trasferendoli sul consumatore finale.
“Secondo la U.S. Customs and Border Protection, dal 20 gennaio 2025 sono stati incassati oltre 100 miliardi di dollari di entrate tariffarie, che, purtroppo, sono state pagate dagli importatori americani, non dai partner commerciali esteri” afferma il direttore NRF dei rapporti col Governo, Dylan Jeon.
“L’impatto dell’attuale agenda di politica commerciale va ben oltre l’aumento dei costi per rivenditori e produttori” aggiunge, sottolineando come l’aumento dei costi e la diminuzione dei ricavi dovuti al calo della fiducia dei consumatori dipingano un quadro preoccupante per il mercato del lavoro e per l’economia in generale.
La piattaforma Vizion evidenzia come nel mese di luglio le prenotazioni di container dagli Stati Uniti siano diminuite di settimana in settimana rispetto ai valori del 2024, con l’eccezione delle prenotazioni effettuate tra il 14 al 20 luglio, che hanno registrato un aumento del 4,1% su base settimanale. Complessivamente sono stati prenotati nel mese di luglio tra i 340.000 e 375.000 TEU, con un calo medio su base annuale di quasi il 14% e un trend negativo che secondo gli analisti continuerà anche ad agosto.

Anche le prenotazioni di container dalla Cina agli USA stanno seguendo lo stesso andamento, con un calo medio su base annuale del 30% nelle cinque settimane di luglio.
“Questo trade rimane molto sensibile ai cambiamenti politici, ai cambiamenti nell’approvvigionamento e alle fluttuazioni della domanda in settori chiave come l’elettronica e i beni di consumo” spiega Vizion.

La volatilità del mercato rimane dunque alta con ripercussioni negative sulle tariffe di trasporto container, che stanno continuando a calare. LLoyd’s List riporta ad esempio come lo Shanghai Freight Container Index abbia perso la scorsa settimana il 2% nei traffici tra Shanghai e la costa occidentale degli Stati Uniti, attestandosi a una media di 2021 dollari a FEU. In calo, del 7%, i noli nei servizi di collegamento tra il Far East la East Coast, dove le tariffe si sono scese a una media di 3126 dollari a FEU.
L’analista di Xeneta, Emily Stausboll, fa osservare come le tariffe di trasporto dal Far East agli USA siano oggi ai livelli più bassi da dicembre 2023. “Prevediamo ulteriori cali per Agosto” aggiunge, sottolineando che gli accordi che Trump si appresta a siglare con alcuni dei suoi partner commerciali non avranno sul mercato gli stessi effetti positivi che hanno avuto le pause tariffarie di 90 giorni annunciate l’11 aprile (nei confronti di tutti ad eccezione della Cina) e il 12 maggio scorsi (nei confronti della Cina).
“Non ci sarà più alcuna corsa anticipata all’importazione di merce per la restante parte del 2025” afferma, riportando le difficoltà crescenti dei caricatori e degli spedizionieri, che potranno sì beneficiare dei noli più bassi, senza però riuscire a assicurarsi margini di guadagno sostanziali a causa dell’impatto devastante che i dazi avranno sulle loro tasche.
Anche i carrier avranno difficoltà a far quadrare i conti: “Per loro la battaglia è già persa” sostiene la Stausboll, secondo la quale le compagnie di navigazione dovranno giocoforza accettare di operare a tariffe più basse. Difficile infatti riescano ad invertire la rotta attraverso il consueto ricorso ai blank sailing.
Drewry prevede per il periodo intercorrente tra la settimana n.32 (4-10 agosto) e la settimana n.36 (1-7 settembre) 53 cancellazioni sulle 724 partenze programmate, il 7% del totale.

La maggior parte dei blank sailing annunciati interesseranno la rotta transpacifica in direzione est (cancellato il 45% delle partenze programmate). A seguire i trade Asia-Nord Europa e Mediterraneo (28%) e la rotta transatlantica in direzione ovest (26%).
“A fronte di dinamiche commerciali in evoluzione e continui adeguamenti della capacità, è probabile che le condizioni di mercato rimangano volatili nelle prossime settimane” afferma la consultancy firm, che raccomanda agli shipper una buona dose di flessibilità.
“I cambiamenti geopolitici, le perturbazioni meteorologiche e l’evoluzione delle politiche commerciali continueranno a rappresentare un rischio per la stabilità della catena di approvvigionamento” è il commento conclusivo della società di analisi.