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Liquid bulk, il mercato al tempo delle sanzioni

Mare mosso lungo le rotte del petrolio

di Redazione

La mossa a sorpresa di Trump, che mercoledì scorso ha annunciato “tremende sanzioni” nei confronti dei giganti petroliferi Lukoil e Rosnet, potrebbe avere delle significative ripercussioni sul mercato del trasporto marittimo di greggio, contribuendo anche ad un rincaro del barile sui mercati internazionali.

Gli azionisti e i trader scommettono su un ulteriore incremento dei noli e dei profitti per le compagnie di navigazione, anche se soltanto nel medio-lungo periodo, perché l’ordine esecutivo n.14024 firmato dal presidente USA dispiegherà pienamente i propri effetti a partire dal 21 novembre, data a partire dalla quale le istituzioni finanziarie straniere che conducono transazioni significative con le due compagnie petrolifere e le loro 34 sussidiarie correranno il rischio di essere sanzionate a loro volta dal Tesoro americano.

Come noto, l’India e la Cina, cui sino ad oggi il Cremlino ha continuato a vendere il proprio oro nero, potrebbero essere costrette ad adattarsi alle nuove misure. Ne deriverebbe una riduzione dei flussi del greggio sanzionato, a favore di quello “regolare”, come quello trasportato dal Golfo Persico.

Le sanzioni statunitensi contro i produttori di petrolio russi giungono peraltro in un momento positivo per il mercato del liquid bulk. Giovedì scorso i noli delle VLCC si sono attestati in media a 74.843 dollari al giorno, con i noli Suezmax a 67.081 dollari al giorno e quelli Aframax a 51.367 dollari al giorno. A sostenere il mercato una combinazione di eventi, tra i quali le elevate esportazioni dal Medio Oriente, dal Golfo e dalle Americhe, con l’allungamento del viaggio medio in tonn/miles.

“Dopo il 2024 e sino alla prima metà del 2025, i noli delle navi da greggio hanno avuto un andamento anomalo, con le medie e piccole unità (Suezmax e Aframax) che hanno sempre spuntato premio su quelle più grandi (VLCC), perché più adatte alla caricazione di greggio nei terminal vetusti presenti nel Mar Nero e nel Mar Baltico. Da agosto c’è invece stato un ritorno della normalità” afferma a Port News Ennio Palmesino.

“Le navi grandi hanno ricominciato a fare premio, come conseguenza delle sanzioni americane verso la flotta ombra che trasporta greggio russo, ed ultimamente, addirittura proprio contro il greggio russo” aggiunge, prevedendo una diminuzione degli imbarchi nel Mar Nero e nel Mar Baltico, a favore di quelli nel Golfo Persico: “Le navi grandi (troppo grandi per i porti russi) ricominciano ad essere ricercate” sottolinea ancora l’esperto broker marittimo, facendo presente come i noli delle VLCC siano saliti a 70/80.000 mila dollari al giorno dopo essere rimasti per mesi attorno a una media di 30/40.000 dollari giornalieri.

“Se davvero Cina ed India cercheranno di ridurre l’import di greggio russo, come sembra abbiano promesso a Trump, la forbice si amplierà e i noli potrebbero salire ancora” è la previsione di Palmesino, che però fa notare come i guadagni giornalieri delle Suezmax e delle Aframax non siano scesi in termini assoluti, “perché la tensione internazionale si fa sentire anche nel loro settore” anche se è indubbio “che oggi sono le VLCC ad avere maggiori margini di crescita”.

Un ragionamento a parte va fatto per i prodotti raffinati: “Dopo un 2023 e una buona metà del 2024 sulla cresta dell’onda, abbiamo successivamente assistito a un progressivo indebolimento dei noli, che sono rimasti tutto sommato quasi sempre sotto i 20.000 dollari al giorno per le unità da 50.000 tonnellate di stazza lorda, salvo qualche sporadica eccezione durante l’estate” dice Palmesino, che evidenzia per questo settore un’altra anomalia: “Il trasporto della benzina dall’Europa agli USA è sempre stato il mercato principe per le navi porta prodotti, mentre il back-haul dal Golfo USA all’Europa ha sempre pagato meno”. La situazione si è rovesciata da quando il dollaro è sceso e la benzina è diventata più cara: “gli americani hanno ridotto l’import mentre gli Europei hanno continuano a comprare il gasolio americano” conclude l’analista, che però non si sbilancia su previsioni future per entrambi i segmenti di mercato (quello del greggio e dei prodotti raffinati).

Difficile infatti riuscire oggi a prevedere quale piega prenderanno gli eventi; è però evidente che le incertezze derivanti dal quadro sempre più complesso delle sanzioni in gioco nei confronti della Russia e Iran stiano giocando un ruolo determinante nelle attuali dinamiche di mercato, con un impatto positivo sui livelli di utilizzazione delle VLCC così come delle Aframax e delle Suezmax.

C’è chi tra gli analisti azzarda però la possibilità di nuovi squilibri di mercato per l’anno venturo. Non è un caso che i flussi di greggio sanzionato stiamo cominciando ad accumularsi in mare, con un trend di crescita che potrebbe presto avere un effetto ribassista sui prezzi del petrolio. Il rischio paventato dagli esperti è che questi possano scendere rapidamente rispetto ai futures, favorendo un forte contango e incoraggiando lo stoccaggio a bordo delle navi.

Potrebbero insomma crearsi dinamiche non dissimili da quelle viste durante il periodo pandemico, quando il floating storage era diventato un’attività redditizia sia per i trader, che erano riusciti a mettere in giacenza le riserve di crude oil in attesa di poterlo rivendere sui mercati futures a prezzi più alti, sia per gli armatori del settore, che avevano avuto la possibilità di guadagnare cifre altissime grazie a rate di nolo evidentemente gonfiate da una vera e propria corsa al noleggio.

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