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Covid-19 e problemi di congestione

Porti cinesi, la crisi che allarma i mercati

di Redazione Port News

La nuova ondata pandemica che ha travolto alcuni porti della Cina meridionale, creando ulteriori problemi di congestione, rischia di mettere a rischio i fragili equilibri commerciali faticosamente costruiti in questi mesi dalle compagnie commerciali.

I porti di Yantian, Shekou e Nansha, sono stati colpiti al cuore dalla diffusione di nuovi casi di contagio. Cosa, questa, che ha chiaramente limitato la loro capacità operativa.

I carrier hanno già annunciato nuove variazioni nei servizi di collegamento a causa dell’outbreak che, in particolare, ha coinvolto lo scalo cinese di Yantian, cui, a fine maggio, è stato imposto un fermo di sei giorni.

The Alliance, la cooperazione tra Hapag-Lloyd, Hyundai Merchant Marine (HMM), Ocean Network Express (ONE) e Yang Ming, ha già cancellato o trasferito 29 call, annunciando possibili blank sailing o modifiche fino ad almeno il 25 giugno,

In un recente comunicato inviato ai propri clienti, la compagnia di navigazione danese Maersk ha sottolineato come la situazione sia destinata a peggiorare nei prossimi giorni. «Faremo del nostro meglio per mitigare l’impatto che la crisi pandemica sta avendo sulla tua catena logistica», si legge nella nota. «L’operatività del Yantian International Container Terminal è minacciata dai nuovi contagi e dalle necessarie misure restrittive che le locali autorità hanno preso per favorirne il contingentamento. Ci aspettiamo che i problemi di congestione impatteranno sull’area per almeno altri 14 giorni».

Maersk ha dichiarato che diverse navi non faranno più scalo a Yantian and Shekou in modo da assicurare l’affidabilità della schedule programmata.

Sulla base dei dati riportati da Lloyd’s List Intelligence, 33 containership si trovano al momento in rada nei pressi del porto di Yantian, la più grande delle quali è la MSC Eloane, da 19.197 TEU di capacità. Altre 32 sono in fila nell’Arcipelago di Wanshan, a sud di Hong Kong, un’area normalmente riservata alle navi che aspettano di essere lavorate dai terminal di Hong Kong, Shekou e Nansha.

Secondo quando riporta Drewry, i problemi di congestione di cui stanno soffrendo gli scali cinesi potrebbero avere ripercussioni anche sui mercati europei e nord americani. «Da quando la Ever Given si è incagliata di traverso lungo il canale di Suez, i problemi di congestione si sono ripresentati puntualmente a fasi alterne, con un classico andamento yo-yo. La carenza di equipment, i ritardi nella riconsegna dei vuoti ai mercati cinesi e ora il nuovo outbreak panfemico a Yantian, hanno avuto un patto negativo sulla supply chain globale» ha dichiarato Eleanor Hadland, analista della consultancy firm britannica.

Non solo, oggi anche un incidente apparentemente banale può avere il classico effetto butterfly. Un solo battito delle ali di una farfalla può provocare un uragano dall’altra parte del mondo. Il crollo di una gru che il 3 giugno scorso ha causato svariati danni al porto di Kaohsiung, a Taiwan, potrebbe creare disagi su tutta la catena logistica.

Su Linkedin il chief executive di Vespucci Maritime, Lars Jensen, ha sottolineato come i caricatori non sottovalutino affatto gli effetti a catena di questi incidenti.

Il porto di Yantian ha movimentato 13,3 milioni di TEU nel 2020, circa 36,400 TEU al giorno. Da quando è scoppiata la Pandemia, a partire dal 27 maggio, lo scalo ha lavorato al 30% delle proprie possibilità, questo significa che ad oggi sono mancati all’appello 25.500 TEU al giorno. Parliamo di 357 mila TEU in 14 giorni.

La situazione è peggiore di quella che colpi l’operatività del Canale di Suez nei giorni dell’incidente incorso alla Ever Given. Il blocco per sei giorni della via di navigazione ebbe un impatto su un flusso giornaliero di 55.000 TEU.

I porti cinesi rischiano ora di essere letteralmente schiacciati dalla mole del lavoro rimasto inevaso in questi giorni. Migliaia di container aspettano soltanto di essere scaricati. E quando gli scali di Yantian o Shekou saranno tornati operativi, state pur certi che sarà difficile riuscire a trovare un qualche spazio a bordo banchina o sul piazzale non ancora occupato da uno di questi contenitori.

E’ l’effetto valanga. Le conseguenze sono note: problemi di congestione e ulteriori ritardi nella consegna della merce e, quindi, nella riconsegna dei vuoti ai mercati di origine.

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