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Dry Bulk, Panamax sulla cresta dell’onda

di Redazione Port News

Nei primi quattro mesi dell’anno le unità Panamax hanno dominato il panorama dei nuovi ordini di navi bulker, con un totale di 61 commesse, 48 in più rispetto alle 13 piazzate nello stesso periodo dell’anno precedente.

Lo riferisce l’ultimo report di VesselsValue, secondo cui per questa tipologia di tonnellaggio la domanda resta forte anche in ragione della fiducia sull’andamento delle prospettive di crescita dell’economia cinese, data in ripresa dopo la revoca della draconiana politica zero-covid. Secondo gli operatori, l’economia domestica nazionale sta infatti registrando una ripresa stabile, favorendo in prospettiva una crescita della domanda di materie prime e, in particolare, di grano dal Nord e Sud America, commodity per il trasporto marittimo della quale vengono prevalentemente utilizzate navi con portata media fra circa 60.000 e 90.000 tonnellate.

Vessels Value riporta come la stragrande maggioranza di questi ordini sia stata effettuata da società cinesi, che rappresentano circa il 71% degli ordini. Il Canada è al secondo posto con circa il 13% degli ordini e la Grecia è in terza posizione con circa il 7%. Danimarca, Giappone e acquirenti sconosciuti rappresentano il resto con una quota del 3% circa ciascuno. Più di tre quarti di questi ordini verranno realizzati in Cina, con una quota dell’87% circa, mentre il restante 13% dovrebbe essere realizzato presso i cantieri giapponesi.

La spinta verso la tecnologia Green e navi più efficienti per ottemperare alle nuove normative CII dell’IMO viene considerata da Vessels Value come una delle concause che stanno alla base dell’impennata delle nuove commesse, tra cui la dozzina di Panamax BC da 82.000 DWT ordinata dalla compagnia Shandong Shipping ai cantieri di Jiangsu New Hantong Ship Heavy Industry, con consegna prevista nel 2025: le 12 unità sono state vendute in blocco a 33 milioni di dollari cadauno e saranno dotate della tecnologia di cattura e stoccaggio del carbonio sviluppata dalla China State Shipbuilding Corporation.

La maggior parte dei nuovi ordini è stata piazzata da marzo, in coincidenza con un aumento dei noli. Dopo essere scesi a Febbraio al minimo di due anni e mezzo, a circa 5.900 dollari al giorno,  le rate di nolo spot per queste navi bulk carrier sono infatti più che raddoppiate, raggiungendo oggi i 13.862 dollari giornalieri.

In generale, i noli marittimi delle navi portarinfuse secche risultano oggi essere in aumento, come  testimoniato dal Baltic Dry Index che nella giornata di ieri, mercoledì 3 maggio, ha raggiunto i 1558 punti, in aumento di sei punti percentuali rispetto ai valori della settimana precedente.

In  particolare, la situazione appare essere estremamente positiva per le navi capesize (da oltre 100.000 tonnellate), il cui indice è salito a 2.325 punti (ai massimi dallo scorso dicembre). Le rate di nolo medie viaggiano attorno ai 19,283 dollari. Le capesize risultano particolarmente richieste in questo periodo, per via soprattutto all’elevata domanda di minerale di ferro dal Brasile e dall’Australia. Elemento, quest’ultimo, che secondo lo shipbroker intermodal ha oggi leggermente ridotto la richiesta di altre tipologie di navi, come la Panamax, per l’appunto, i cui rendimenti giornalieri risultano essere leggermente diminuiti rispetto alla scorsa settimana.

“Nonostante i prezzi delle nuove costruzioni siano a livelli altissimi e vicini ai valori massimi registrati nel corso degli ultimi 10 anni, da un paio di mesi stiamo registrando un forte incremento di ordini per nuove navi” ha dichiarato a Port News Enrico Paglia, shipping analyst di Banchero Costa, tra le principali società di brokeraggio marittimo nel mondo.

“Ciò è principalmente dovuto al fatto che l’orderbook di navi dry bulker è particolarmente basso ed intorno al 7% della flotta mentre il numero di unità naviganti che hanno già più di 20 anni di età è di circa il 12%. Inoltre, il fatto che la cantieristica mondiale sia sostanzialmente fully booked fino al 2026 insieme all’entrata in vigore di normative ambientali sempre più stringenti sta rapprensentando certamente un ulteriore incentivo per alcuni armatori ad ordinare nuovo tonellaggio”.

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