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Indice di felicità in calo costante da tre trimestri

I marittimi sono sempre più infelici

di Redazione

I marittimi sono sempre più infelici e stressati. Lo certifica l’ultimo sondaggio trimestrale sulla felicità condotto dall’organizzazione no profit The Mission To Seafarers.

Il report, riferito al terzo trimestre del 2023, intende “misurare” la felicità dei lavoratori del mare prendendo in considerazione parametri come il salario, la salute, la qualità del cibo, il congedo a terra, i carichi di lavoro e l’interazione sociale.

Il dato che emerge dall’analisi è abbastanza sconfortante: il Seafarers Happiness Index risulta essere in calo costante da tre trimestri e nel terzo trimestre del 2023 ha raggiunto il suo minimo storico, fermandosi a quota 6,6 su un totale di 10 punti.

I risultati mostrano un calo nella maggior parte delle aree coperte dall’indagine. La soddisfazione salariale è uno dei parametri che ha fatto registrare il decremento trimestrale più marcato, essendo sceso da quota 7.02 nel Q2 2023 a 6.49 nel trimestre successivo. Gli intervistati sottolineano come i salari siano oggi inadeguati al costo medio della vita. I marittimi chiedono aggiornamenti periodici in base all’andamento del tasso di inflazione e in base alle effettive responsabilità ricoperte dal personale, specie nei ruolo senior.

I carichi di lavoro sono un altro fattore critico. Il calo, da 6.5 di Aprile-Giugno a 5.81 di Luglio-Settembre, evidenzia come le pressioni sui seafarer siano aumentate considerevolmente nel corso del tempo, a causa dell’ampliamento delle responsabilità su un numero sempre maggiore di questioni, che vanno dal rispetto della normativa sulla sicurezza a bordo nave alla gestione delle nuove tecnologie e alle attività preventive in materia di salvaguardia ambientale. La carenza di personale è il primo dei problemi rappresentati.

La connettività a bordo è un altro parametro sensibile. Quando si è in altro mare, lontano da tutto e da tutti, diventa sempre più importante per i marittimi mantenere un contatto con le proprie famiglie. La tecnologia a bordo rimane tuttavia limitata: i seafarer continuano a lamentare connessioni wi-fi spesso intermittenti, brevi e sporadiche. E chiedono a gran voce un cambio di passo su questo tema, come peraltro dimostrato dal decremento fatto registrare a livello trimestrale dal relativo sotto-indice (da 7.11 di Aprile-Giugno e 6.81 di Luglio-Settembre).

Il rapporto evidenzia poi come pregiudizi e incomprensioni continuino a ostacolare la coesione sociale a bordo. Ci sono questioni culturali in gioco e pressioni interne che non sempre vengono pienamente esplorate. A bordo si verificano con sempre più allarmante frequenza episodi di mancata accettazione, se non di esclusione, delle donne marittime. Che rappresentano ad oggi il 4% della forza lavoro presente in mare.

Dal report emergono comunque segnali di controtendenza in alcuni parametri, come il congedo a terra, la formazione e il cibo, sui quali si sono registrati dei miglioramenti marginali a livello trimestrale.

La soddisfazione alimentare a bordo è leggermente aumentata nel terzo trimestre. I risultati dell’indagine suggeriscono un miglioramento tendenziale della qualità dei pasti anche se i vincoli di bilancio per il catering possono rappresentare un problema.

In aumento anche il sotto-indice sulla soddisfazione formativa. La formazione è considerata dai marittimi un aspetto fondamentale della propria vita lavorativa. I seafarer chiedono tuttavia programmi formativi sempre più mirati e pertinenti alle responsabilità ricoperte a bordo nave. La criticità maggiore è rappresentata dai costi che i lavoratori del mare devono sostenere per frequentare i corsi di formazione obbligatori gestiti da centri di formazione privati. Da questo punto di vista, la richiesta generale rivolta alle società armatoriali è di supportare finanziariamente i seafarer nel percorso di formazione obbligatoria attraverso convenzioni e sponsorizzazioni ad hoc.

Il congedo a terra costituisce una preziosa tregua dalla frenesia che caratterizza la vita in mare ed è un parametro che al pari dei precedenti due ha fatto segnare un marginale miglioramento su base trimestrale. Pare tuttavia esserci ancora oggi un gap tra le aspettative dei marittimi e la capacità del settore di soddisfarle. Secondo lo studio, la crisi pandemica ha di fatto limitato notevolmente l’accesso alle strutture assistenziali a terra, considerare fondamentali per il recupero della salute fisica e mentale dei marittimi. Da allora a oggi sono stati fatti sensibili passi in avanti ma permangono delle criticità: “Ci sono porti che per ragioni di sicurezza vietano lo sbarco del personale dalle navi e città che vivono l’arrivo dei marittimi più come un problema che come un’occasione” scrivono gli autori del report. “Molti intervistati hanno dichiarato di aver avuto difficoltà a ricevere a terra persino le necessarie cure specialistiche” continuano.  L’erosione delle misure di sostegno ai marittimi ha di fatto alimentato da parte di questi ultimi una percezione di diffuso malcontento.

Il rapporto non è comunque privo di riscontri positivi sulla vita in mare. Da una prospettiva più incoraggiante, gli intervistati hanno parlato dei benefici che la vita di mare può offrire, tra cui quello di un reddito fisso e la possibilità di una vita avventurosa.

L’analisi per tipologia di nave evidenzia comunque come la vita lavorativa sia tendenzialmente migliore a bordo delle navi da crociera (l’happiness index si è attestato a quota 7 punti) e delle bulk carrier (6.8), mentre peggiora sensibilmente a bordo delle portacontainer e delle general cargo (in entrambi i casi l’happiness index è fermo a 6.3).

Dall’analisi della soddisfazione generale in base ai ruoli ricoperti emerge un quadro decisamente diversificato. A fondo classifica si sono il terzo ufficiale di macchina e l’allievo ufficiale di coperta. Tra i più felici ci sono coloro che lavorano nel catering (indice di felicità a 7.4), e gli ufficiali allievi di macchina (7.3).

 

“È profondamente preoccupante vedere la felicità dei marittimi diminuire nuovamente durante il terzo trimestre del 2023. Questa flessione estesa a tutti e tre i trimestri del 2023 dipinge un quadro preoccupante” dichiara il segretario generale di The Mission to Seafarers, il reverendo Andrew Wright.

“Sembra chiaro che i livelli di felicità non torneranno a livelli accettabili a meno che non riusciamo ad affrontare le sfide sistemiche che continuano a minare il benessere dei nostri marittimi, come il congedo a terra limitato, i carichi di lavoro insostenibili, la connettività insufficiente e i salari stagnanti” aggiunge.

“Quest’ultimo rapporto offre anche una serie di importanti raccomandazioni per affrontare questi problemi. Se riusciamo a lavorare insieme per una causa comune possiamo provare a invertire il recente declino del benessere dei marittimi. La navigazione marittima deve tornare a essere una professione dignitosa e appagante per tutti”.

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